domenica 27 gennaio 2008

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.

(Primo Levi)

sabato 26 gennaio 2008

Giorno della Memoria

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 dal Parlamento italiano che ha in tal modo aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata per commemorare le vittime del nazionalsocialismo e dell'Olocausto. Il testo dell'articolo 1 della legge così definisce le finalità del Giorno della Memoria:

« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. »

La scelta della data ricorda il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (nota con il nome tedesco di Auschwitz), scoprendo il suo tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista.

“Sono passati già più di cinquant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il cuore ha dimenticato molto, soprattutto luoghi, date, nomi di persone, ma malgrado ciò sento quei giorni con tutto il mio corpo. Ogni volta che piove, fa freddo o soffia un forte vento, torno nel ghetto, nel campo di concentramento o nel bosco dove ho trascorso molti giorni. A quanto pare la memoria ha radici profonde nel corpo. A volte bastano l’odore del fieno che marcisce o il grido di un uccello per trascinarmi lontano e dentro di me”. Aharon Appelfeld

mercoledì 23 gennaio 2008

Arrigo Boldrini, "Bulow"

Nato a Ravenna il 6 settembre 1915, morto a Ravenna il 22 gennaio 2008 Medaglia d’Oro al Valor militare, Presidente onorario dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia).

Le operazioni belliche erano ancora in corso quando, il 4 febbraio 1945, il generale Mac Creery, comandante dell’VIII Armata, appuntò sul petto del "comandante Bulow" (questo il nome di battaglia di Boldrini) la Medaglia d’Oro al Valor militare. La cerimonia si svolse sulla piazza di Ravenna liberata proprio dalle formazioni di Bulow, che da quel momento si sarebbero aggregate alle armate anglo-americane sino alla resa totale dei nazifascisti.Impossibile dire di Boldrini in poche righe, a cominciare dall’educazione all’amore per la libertà ricevuta dal padre, una popolare figura di internazionalista romagnolo, sino alle sue gesta nella Resistenza e sino all’attività politica e parlamentare nel dopoguerra. Ci hanno provato Silvia Saporelli e Fausto Pullano in un bel documentario presentato il 6 ottobre 1999 nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. Erano presenti i Presidenti di Camera e Senato e seduto in prima fila c’era proprio "Bulow", "un uomo di pace che – come ha sottolineato il Presidente Mancino – ha sempre onorato la Patria, il Parlamento e la sua parte politica".Di Arrigo Boldrini, parlamentare per diverse legislature e presidente nazionale dell’ANPI, ha scritto a suo tempo Gian Carlo Pajetta: "È un eroe. Non è il soldato che ha compiuto un giorno un atto disperato, supremo, di valore. Non è un ufficiale che ha avuto un’idea geniale in una battaglia decisiva. È il compagno che ha fatto giorno per giorno il suo lavoro, il suo dovere; il partigiano che ha messo insieme il distaccamento, ne ha fatto una brigata, ha trovato le armi, ha raccolto gli uomini, li ha condotti, li conduce al fuoco".Al 14° Congresso nazionale dell’ANPI – che si è tenuto a Chianciano Terme dal 24 al 26 febbraio 2006 – per la prima volta dalla costituzione dell’Associazione che ha sempre guidato, non era presente, "Bulow". Motivi di salute gli hanno impedito di partecipare all’assemblea che, con una "standing ovation", ha acclamato Arrigo Boldrini Presidente onorario. Presidente è poi stato eletto Tino Casali, già Vice Presidente vicario.


(dal sito dell'ANPI)

lunedì 21 gennaio 2008

L'ultimo saluto di Cantù a Pozzecco

L’emozione che il Pianella ha tributato a Gianmarco Pozzecco è uno spot per il fair play sportivo. Prima dell’inizio dell’incontro, durante la presentazione delle squadre, al suo ingresso in campo, rigorosamente per ultimo per la Pierrel, Pozzecco si è ritrovato sommerso di applausi all’interno di una standing ovation generale con la curva canturina che srotolava uno striscione con scritto: POZZECCO: UN SALUTO AL NOSTRO MIGLIOR “PEGGIOR NEMICO”.
Lacrime per il Pozz nazionale che è stato travolto da un’emozione che poi, dopo la partita, avrebbe rivelato essere una delle più grandi della sua vita. Un inchino verso la curva ed un gesto ad indicare la maglia del suo grande amico Chicco Ravaglia appesa al soffitto. Poi di nuovo lacrime di commozione, questa volta alla fine della partita. Altra standing ovation, questa volta invitando Pozzecco a fare il suo famoso “aeroplano”, gesto che una volta utilizzava come presa in giro per i “suoi” nemici canturini e che oggi è stato addirittura invitato a fare, proprio sotto la curva degli Eagles, come saluto per il pubblico di Cantù contro il quale in passato ha combattuto tantissime battaglie sempre all’insegna della sportività.

“Ho giocato a Bologna e mi hanno applaudito e me l’aspettavo, ho giocato a Rieti e potevo aspettarmelo. Sono tornato a Varese e non aspettavo altro – così Pozzecco ha iniziato a commentare le emozioni che gli ha regalato il pubblico canturino – Parlo così perché secondo me quello che ha dimostrato oggi il pubblico di Cantù è encomiabile, abbiamo dato una dimostrazione di sportività assoluta. Non sono io il protagonista ma il pubblico di Cantù. In settimana sono entrato in alcuni siti, chat e forum, dove i tifosi canturini parlavano bene di me però non avrei mai e mai pensato che la gente di Cantù mi potesse tributare una cosa del genere. Non ci sono parole per descrivere la mia gratitudine: un olimpiade, uno scudetto, l’applauso che ricevo ogni volta che entro a Varese e “questo” sono le cose che mi porterò dentro per tutto il resto della mia vita. Non mi interessa aver vinto una Coppa Italia, una Supercoppa perché questo mi ripaga di tutti i sacrifici che ho fatto nella mia vita. Ringrazio dalla signora Rina a tutto il pubblico di Cantù perché mi hanno regalato una delle soddisfazioni più belle della mia vita”. Poi il Pozz continua… “Non so se vi ricordate: noi eravamo nemici storici ed io qui ero il più odiato. Lo striscione è stato qualcosa di incredibile, spero che me lo regalino! Me lo metterò in camera, tutto arrotolato sulle pareti”. Non con tutti gli avversari avrebbero fatto altrettanto. Hanno tributato questo saluto al personaggio che sei… “La gente ha sempre pensato “magari giocasse con noi”, pur odiandomi. Così hanno riconosciuto che io sono sempre sceso in campo per divertirmi e divertire dando tutto per la maglia che portavo. Penso che il pubblico di Cantù mi abbia riconosciuto più di quanto io valga in realtà come persona, però per me è orgoglio puro l’aver ricevuto un’accoglienza simile. Per me è come se avessimo ricordato tutti insieme per l’ultima volta Chicco e penso che questa non sia una cosa da poco”.

Un tributo ad un uomo che è stato ed è ancora oggi il miglior veicolo promozionale per il basket di casa nostra, una persona genuina e trasparente capace di trasmettere emozioni all’interno e fuori dai palazzi. Uno spot di fair play che deve poter insegnare a generazioni di giovani proprio in un momento in cui altri sport hanno la necessità di far diventare una regola il salutarsi alla conclusione di una sfida. Onore al Pianella ed a questo splendido avversario che è stato Gianmarco Pozzecco.
(dal sito ufficiale della pallacanestro Cantù)

domenica 20 gennaio 2008

Duilio Loi

Duilio Loi (Trieste, 19 aprile 1929 – Tarzo, 20 gennaio 2008) è stato un pugile italiano. In 14 anni di carriera diede la scalata, con tenacia ammirevole, al titolo di campione d'Italia, di campione d'Europa e campione del Mondo.

Non possedeva un pugno potente, ma molta velocità ed una tecnica così ricca da mettere spesso in difficoltà avversari più forti di lui e consentirgli persino vittorie per k.o., ottenute con doppiette al fegato ed al mento. Non si lasciò mai suggestionare dal successo e seppe ritirarsi in tempo, subito dopo la sua maggiore affermazione.

Nato da madre triestina e padre sardo (di Cagliari, capomacchinista di navi mercantili), Duilio Loi all'età di sedici anni cominciò a frequentare la palestra di Dario Bensi a Genova, città nella quale si era trasferito da ragazzo.
Nel 1948, seguendo i consigli dell’ex campione Amedeo Dejana, passò al professionismo con Umberto Branchini quale procuratore e, dopo 32 incontri (30 vinti e due pareggi), in quello con Gianni Uboldi (18 luglio 1951, a Milano) conquistò il titolo di campione d'Italia dei pesi leggeri.

L'anno dopo tentò di strappare il titolo europeo al danese Jorgen Johanssen, ma fu sconfitto ai punti; tornò ad incontrarlo (6 febbraio 1954, a Milano), e questa volta riuscì a batterlo.
Difese il titolo europeo contro Visentin, il francese Herbillon, Garbelli, Ferrer, lo spagnolo Hernandez, il francese Chiocca e Vecchatto.

Nel 1959 passò alla categoria dei pesi welter e, dopo aver conquistato il titolo europeo, si guadagnò anche quello mondiale sconfiggendo (1 settembre 1960, a Milano) il portoricano Carlos Ortiz che lo aveva battuto al primo incontro (15 giugno 1960, a San Francisco).
Con un altro incontro (10 maggio 1961), Loi confermò la sua superiorità su Ortiz. Tuttavia nello stesso anno (21 ottobre 1961, a Milano) era costretto alla parità dallo statunitense Eddi Perkins che poi gli toglieva il titolo mondiale (14 settembre 1962, a Milano). Ma per poche settimane, perché Loi lo riconquistava (15 dicembre 1962, sempre a Milano) e chiudeva così in bellezza la sua carriera a 33 anni.

Il 4 gennaio 2005 è stato inserito nella Hall of Fame di Canastota (New York).
Negli ultimi anni Duilio Loi viveva a Milano, era presidente del FAP (Federazione Autonoma sindacato ex Pugili), ed era affetto dal morbo di Alzheimer.
Si è spento a Tarzo (TV) oggi 20 gennaio 2008.

giovedì 17 gennaio 2008

Barak Obama

Barack Hussein Obama Jr. (Honolulu, 4 agosto 1961) è un senatore statunitense.
Membro del Partito Democratico, è il Senatore junior per l'Illinois ed è attualmente l'unico senatore afroamericano.
Ha ricevuto una vasta notorietà nazionale a partire dalla Convention democratica del 2004, in cui Obama, che allora era membro del Senato Statale dell'Illinois, pronunciò il discorso introduttivo.
Il 10 febbraio 2007 Obama ha annunciato ufficialmente la sua candidatura per le elezioni presidenziali del 2008.
Recenti sondaggi lo collocano secondo - in salita - nelle scelte degli elettori democratici, subito dopo la senatrice Hillary Rodham Clinton.
Il 3 gennaio 2008 ha vinto le elezioni primarie nell'Iowa con quasi il 38% dei voti, davanti a John Edwards (che ne ha avuto circa il 30%) e Hillary Clinton (29%). Sebbene i sondaggi prevedessero una sua netta vittoria anche nelle primarie del New Hampshire dell'8 gennaio 2008, in quell'occasione Obama ha ottenuto solo il 37% dei voti, contro il 39% della Senatrice Clinton (John Edwards è arrivato terzo col 17%).

Barack Obama nacque al Queen's Medical Center di Honolulu da Barack Hussein Obama Sr., un keniota agnostico, ex pastore di capre ed all'epoca studente straniero, e da Ann Dunham, proveniente da Wichita, in Kansas; al momento della sua nascita entrambi i genitori erano giovani studenti universitari.

Nel 1963 i genitori si separarono e successivamente divorziarono; il padre andò all'Università di Harvard per conseguire un dottorato, e infine tornò in Kenya, dove morì in un incidente stradale nel 1982: rivide il figlio solo in un'occasione. La madre invece si risposò con Lolo Soetoro, un altro suo ex collega universitario, da cui ebbe una figlia. Soetoro proveniva dall'Indonesia, si laureò in geografia nel 1962, morì poi il 2 marzo del 1993. Obama si trasferì quindi con la famiglia a Giakarta, dove nacque la sorellastra di Obama, Maya Soetoro-Ng. A Giakarta, Obama frequentò le scuole elementari da 6 a 10 anni.

A dieci anni, Obama ritornò ad Honolulu per ricevere un'istruzione migliore. Fu cresciuto prima dai nonni materni, (Madelyn Dunham), e poi dalla madre. Si iscrisse alla quinta elementare della scuola Punahou, dove si diplomò con ottimi voti nel 1979. La madre di Obama morì di cancro pochi mesi dopo la pubblicazione della sua autobiografia, Dreams from My Father.
Nel suo libro Dreams from My Father, Obama descrive la sua esperienza di crescere con la famiglia di sua madre; una famiglia di ceto medio, e, ovviamente, bianca. La conoscenza del suo nero padre assente derivò principalmente dalle storie della famiglia e dalle fotografie. Della sua infanzia, Obama scrive: "Che mio padre non sembrava per nulla come le persone a fianco a me — che era nero come la pece, mentre mia madre bianca come il latte &madsh; non ci feci neppure caso." Da giovane, lottò per riconciliare le percezioni sociali sulla sua eredità multiculturale. Obama scrive sul suo utilizzo di marijuana e cocaina durante la sua adolescenza per "togliermi dalla testa la domanda su chi fossi."

Dopo il liceo, Obama studiò per un paio d'anni all'Occidental College, prima di spostarsi al Columbia College della Columbia University. Là si laureò in scienze politiche, con una specializzazione in relazioni internazionali. Dopo la laurea, lavorò per un anno alla Business International Corporation (ora parte dell'The Economist Group), una ditta che forniva notizie economiche di carattere internazionale alle aziende clienti. Si trasferì poi a Chicago, per dirigere un progetto non profit che assisteva le chiese locali nell'organizzare programmi di apprendistato per i residenti dei quartieri poveri nel South Side.

Nel 1988, Obama lasciò Chicago per tre anni per studiare giurisprudenza ad Harvard. Nel febbraio 1990 diventò il primo presidente afroamericano della celebre rivista Harvard Law Review. Nel 1989, durante uno stage estivo presso uno studio legale specializzato in diritto societario conobbe Michelle Robinson, avvocato associato nello stesso studio. Si laureò magna cum laude nel 1991 e sposò Michelle nel 1992. In seguito anche lui diviene avvocato, anche se non esercita la professione.
Tornato a Chicago, Obama diresse un movimento per far registrare al voto quanti più elettori possibili (voter registration drive), poi come avvocato associato lavorò per difendere organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti civili e del diritto di voto presso lo studio legale Miner, Barnhill & Galland, e insegnò diritto costituzionale presso la Scuola di legge dell'Univerisità di Chicago, dal 1993 fino alla sua elezione al Senato federale nel 2004.

L'impegno politico di Obama cominciò nel 1992, anno in cui, dopo un'aggressiva campagna elettorale, aiutò il presidente Bill Clinton nelle elezioni presidenziali, portandogli circa 100.000 voti. Personaggio abbastanza conosciuto a Chicago, dove lavorando in uno studio legale si era occupato di diritti civili, nel 1993 favorì l'elezione al Senato di Carol Moseley Braun, prima donna afro-americana a diventare senatrice.

Nel 1996, Obama fu eletto al senato dell'Illinois dal 13° distretto nel quartiere Hyde Park, nel sud di Chicago. Nel gennaio 2003, quando i democratici riconquistarono la maggioranza del senato, fu nominato presidente del Comitato della Sanità e dei Servizi umani del Senato. Tra le sue iniziative legislative, Obama aiutò a realizzare degli sgravi fiscali sul reddito per favorire le famiglie a basso reddito, lavorò su una legge che aiutava i residenti che non si potevano permettere un'assicurazione sanitaria, e aiutò a promuovere leggi per aumentare la prevenzione dell'AIDS e programmi di assistenza.

Nel 2000 si candidò alle elezioni primarie del Partito Democratico che avrebbero dovuto scegliere il rappresentante congressuale per l'Illinois, ma fu sconfitto in maniera abbastanza netta da Bobby Rush. Rush, già membro delle Pantere Nere e un attivista nella comunità, affermò che Obama non "aveva vissuto nel primo distretto congressuale abbastanza per sapere realmente cosa stava succedendo." Rush vince le primarie con il 61% dei voti, contro il 30% di Obama. Dopo la sconfitta, Obama si concentrò sul Senato statale, creando una legge che obbliga la polizia a registrare gli interrogatori nei confronti di criminali punibili con la pena di morte e favorendo una legge che richiede alle assicurazioni di coprire mammografie di routine.
Nel 2002 si candidò alla stessa carica senza rivali.

Analizzando la carriere di Obama nel Senato dell'Illinois, un articolo del Washington Post, pubblicato nel febbraio del 2007, ha notato la sua abilità nel lavorare con efficacia sia coi democratici che con i repubblicani, e la capacità di costruire coalizioni bipartisan. Nella sua campagna elettorale seguente, per il Senato federale, Obama ha ottenuto l'appoggio del Fraternal Order of Police, il più grande sindacato di polizia statunitense. Gli agenti hanno lodato il suo "duraturo appoggio ad un controllo sulle armi da fuoco e la sua volontà di raggiungere compromessi," nonostante alcune leggi su cui il sindacato di polizia si era opposto.

Nel 2004 si tennero le elezioni in Illinois per decidere il nuovo senatore che avrebbe rappresentato lo stato al congresso USA; il senatore in carica era il repubblicano Peter Fitzgerald, il quale però aveva già annunciato di non volersi ricandidare. Sostenuto da due quotidiani prestigiosi come il Chicago Tribune ed il Chicago Sun-Times, Obama presentò la sua candidatura alle primarie democratiche. Nei primi sondaggi Obama inseguiva il ricchissimo uomo d'affari Blair Hull e il supervisore statale Dan Hynes. Le possibilità per Hull precipitarono, però, dopo le accuse di violenza domestica.
La candidatura di Obama divenne vincente grazie ad una campagna pubblicitaria che proponeva immagini di Harold Washington, il sindaco deceduto di Chicago, e dello scomparso senatore federale Paul Simon. Fu inoltre sostenuto dalla figlia di Simon, e dal Chicago Tribune e il Chicago Sun-Times. Quindi affrontò Jack Ryan, il vincitore delle primarie per il Partito Repubblicano. Nei sondaggi iniziali Ryan inseguiva Obama, il quale però lo distanziò di venti punti dopo che i media resero noto che Ryan aveva incaricato un assistente di seguire le apparizioni pubbliche di Obama. Con il progredire della campagna, una causa intentata dal Chicago Tribune e dal canale (WLS-TV) di proprietà della ABC, portarono un tribunale della California ad aprire dei dossier sull'affidamento che datavano dal divorzio di Ryan dalla moglie, l'attrice Jeri Ryan. Nei dossier, la donna sosteneva che il marito l'avesse condotta in alcuni sex club di svariate città con l'intenzione di avere rapporti sessuali in pubblico. Benché la natura sensazionale delle accuse ne facesse materiale per giornali scandalistici e programmi televisivi specializzati nell'argomento, i dossier avevano comunque rilevanza giornalistica in quanto Ryan aveva insistito con i leader repubblicani che essi non contenevano niente che potesse danneggiarlo. Di conseguenza molti repubblicani misero in dubbio l'integrità morale di Ryan, che abbandonò la campagna elettorale il 25 giugno 2004, lasciando Obama senza rivali.
Risultò difficile per il Partito Repubblicano dell'Illinois trovare un sostituto al posto di Ryan, perché molti dei potenziali candidati, fra i quali Mike Dikta ex allenatore degli Chicago Bears, rifiutarono la candidatura. La presidente del Partito Repubblicano dell'Illinois, Judy Baar Topinka, alla fine indicò due possibili candidati, entrambi afroamericani: Alan Keys, un ex funzionario del Dipartimento di Stato e commentatore radiofonico dal Maryland, e Andrea Barthwell, un ex funzionario dell'Agenzia Antidroga federale. Nell'agosto del 2004, a meno di tre mesi dal giorno delle elezioni, Alan Keyes accettò la nomina di candidato repubblicano, per sostituire Ryan. Keyes, un residente del Maryland di lunga data, cambiò la sua residenza legale nell'Illinois dopo la candidatura.
Obama e Keyes esprimevano punti di vista opposti riguardo alla ricerca sulle cellule staminali, sull'aborto, sul controllo sulle armi da fuoco, sui tagli alle tasse e sui buoni scuola. Il 2 novembre 2004, Obama trionfò contro Keyes con il 70% dei voti, contro il 27% dell'avversario.

Obama giurò come senatore il 4 gennaio 2005. Scelse, come direttore del personale, il direttore del personale dell'ex coordinatore dei Democratici al Senato Tom Daschle, e Karen Kornbluh, un economista che era stata vice capo di gabinetto di Robert Rubin, l'ex segretario del Tesoro, come consulente politica. Nel luglio 2005, Samantha Power, vincitrice del premio Pulitzer per un libro sui diritti umani e il genocidio, entra nella squadra di Obama. A quattro mesi dal suo arrivo al senato, il Time lo dichiara una dei "100 personaggi più influenti del mondo," definendolo "uno dei più ammirati politici in America." Un articolo dell'ottobre 2005 della rivista britannica New Statesman ha nominato Obama uno dei "10 personaggi che possono cambiare il mondo." Nei primi due anni in Senato, Obama ricevette un Dottorato ad honorem in legge dal Knox College, dalla University of Massachusetts Boston, dalla Università Nordoccidentale, e dalla Xavier University of Louisiana. È un membro delle seguenti commissioni al Senato: relazioni internazionali; salute, educazione, lavoro e pensioni; sicurezza nazionale e affari di governo; e veterani.

Obama ha prodotto 152 disegni di legge e risoluzioni presso il 109° Congresso nel 2005 e nel 2006, e ne ha appoggiate altre 427. Il suo primo disegno di legge è stata la "Legge per l'aumento delle borse di studio universitarie." Mantenendo una promessa elettorale, il disegno proponeva di aumentare l'ammontare massimo di borse di studio "Pell Grant" per aiutare studenti di famiglie a basso reddito di pagarsi le rette universitarie. Il disegno di legge non superò l'esame della commissione e non fu mai votata dal Senato.
Obama svolse un ruolo attivo nello sforzo del Senato per migliorare la sicurezza dei confini e le riforme sull'immigrazione. A partire dal 2005, ha appoggiato la "Legge sull'America sicura e sull'Immigrazione controllata", introdotta dal senatore John McCain . Obama successivamente aggiunse tre emendamenti alla legge 2611, la "Riforma tollerante sull'Immigrazione," voluta dal senatore Arlen Specter. La S. 2611 passò l'esame del Senato nel maggio 2006, ma non fu approvata dalla maggioranza della Camera. Nel settembre 2006, Obama appoggiò un disegno di legge collegato, la "Legge per la barriera sicura", che autorizza la costruzione di un muro e altri rafforzamenti delle misure tese ad impedire l'immigrazione clandestina proveniente dal Messico. Il Presidente Bush approvò il disegno di legge nell'ottobre 2006, definendolo "un passo importante verso la riforma dell'immigrazione".
Congiuntamente, prima, al Senatore Richard Lugar, e poi al Senatore Tom Coburn, Obama ha introdotto con successo due iniziative che portavano il suo nome. La "Lugar-Obama" amplia la "Nunn-Lugar" sulla riduzione delle armi di distruzione di massa, anche alle armi convenzionali, tra cui i missili a spalla e le mine anti-uomo.
La "Legge sulla trasparenza dei fondi federali Coburn-Obama" fornisce un sito web, gestito dall'Agenzia della Gestione e del Bilancio, che annota tutte le organizzazioni che ricevono fondi federali dal 2007 in avanti, e fornisce dettagliatamente quale agenzia destina i fondi, la quantità di denaro fornito, e il motivo del finanziamento o contratto. Il 22 dicembre 2006, il presidente Bush firmò la "Legge per gli aiuti, sicurezza e promozione della democrazia della Repubblica Democratica del Congo;" questa è stata la prima legge federale con Obama primo firmatario.
Nei primi giorni della 110° legislatura, in un editoriale pubblicato sul Washington Post, Obama ha invocato la fine di "ogni pratica che faccia pensare ad un cittadino ragionevole che un politico deve qualcosa ad una corporativa". Si è unito al Senatore Russ Feingold per fare pressione alla dirigenza dei Democratici per ottenere restrizioni più severe nella S.1, la legge del 2007 sulla trasparenza e la responsabilità dei legislatori, che è passata al Senato con una maggioranza del 96-2. Obama si è unito a Charlse Schumer nell'appoggiare la S. 453, un disegno di legge che intende criminalizzare pratiche scorrette nelle elezioni federali, tra cui volantini fraudolenti e telefonate automatiche, come è avvenuto nelle elezioni di medio termine 2006.
Le iniziative di Obama riguardo all'energia hanno riscosso plausi e critiche da parte degli ambientalisti, che hanno gradito la sua proposta di legge sul riscaldamento globale, presentata con il Senatore John McCain, che permetterebbe di ridurre le emissioni di gas serra di due terzi, entro il 2050, ma si sono mostrati più scettici nei confronti dell'appoggio di Obama nei confronti di una legge che promuove la produzione di carbone liquefatto. Sempre nei primi mesi della 110° Legislatura, Obama ha presentato il "disegno di legge per l'uscita dalla guerra in Iraq," una proposta che prevede la graduale riduzione del numero di militari presenti sul suolo iracheno a partire dal primo maggio 2007, e prevede il totale rientro di tutti i militari dall'Iraq entro il 31 marzo 2008.

Curiosità:

-Obama è noto per essere un ottimo oratore, incapace di fare gaffe e strafalcioni. Nel 2005 il presidente George W. Bush gli disse con fare scherzoso: "La prego senatore, nel prossimo discorso mi dia l'occasione di prenderla in giro: faccia almeno un errore".
-Da quando aprì la Convention democratica a Boston nel 2004 giornali, radio e televisioni non hanno smesso di occuparsi di lui. Interrogato su questa situazione mediatica, Obama rispose: "Sono così sovraesposto da essere riuscito a far passare Paris Hilton per una reclusa".
-Nell'opera Dreams from My Father, Obama ha scritto che uno degli antenati del Kentucky di sua madre "si diceva fosse cugino secondo di Jefferson Davis". Questa dichiarazione non è stata né confermata né smentita da investigazioni genealogiche. Voci di un legame ancestrale tra Obama e Davis continuano a ripresentarsi sulla carta stampata, l'ultimo dei quali nel settembre 2006 sulla storia di copertina di Men's Vogue.
-Gli elettori di Obama, stando a un recente sondaggio, apparterebbero per oltre il 40 per cento a una fascia di età inferiore ai 35 anni. Un altro sondaggio ha rivelato che un americano su quattro attribuisce ad Obama un'età fra i 30 e i 35 anni.
-Gli unici altri due senatori afroamericani eletti furono Edward Brooke e la senatrice dell'Illinois Carol Moseley Braun, anche se i senatori non sono stati eletti dal popolo fino al 1913.
-Obama sostiene che "Barack" significhi "benedetto" in Swahili.
-Nella sua biografia, recentemente pubblicata, si è lasciato andare ad una sorta di "autocelebrazione", forse per scopi elettorali: infatti, parlando del suo primo incarico professionale dopo aver completato gli studi, ha scritto che non gli pareva vero che, nonostante la giovane età, gli fossero stati immediatamente concessi un ufficio personale ed una segretaria. Interpellato sul punto, un collega dell'epoca ha riferito: "Non gli pareva vero? Infatti, non lo era; dividevamo l'ufficio e non vi era l'ombra di una segretaria!"
-Ha più volte dichiarato di amare gli U2.

venerdì 11 gennaio 2008

Emmanuel Jal

Emmanuel Jal canta di pace e giustizia ma non le ha mai conosciute. E' stato arruolato dallo SPLA (esercito di liberazione popolare del Sudan) all'età di 7 anni e ha vissuto atrocità inimmaginabili.

Si è salvato grazie ad una cooperante inglese e alla musica. Oggi è in cima a tutte le classifiche africane e i proventi dei suoi dischi vanno per aiutare i bambini soldato.
La canzone Gua, "pace" in lingua Nuer, è stata per mesi in cima a tutte le classifiche africane con il suo ritmo profondo, quasi ipnotico.

Emmanuel (25 anni circa perchè la sua vera età non la conosce) è nato in un piccolo villaggio del Sud Sudan in piena guerra civile; il padre guerrigliero dello SPLA in lotta contro il governo musulmano del Nord, la madre morta quando lui aveva 7 anni. E lui spedito in Etiopia con un viaggio di 600 chilometri a piedi per essere accolto in un campo profughi ma in realtà per essere arruolato come bambino-soldato.
Dopo aver combattuto in Etiopia viene rimandato in Sud Sudan, a Juba.
I bambini-soldato come lui venivano impiegati come "armi leggere" per infiltrarsi nelle linee nemiche e, grazie alla loro leggerezza, correre sui campi minati.

Emmanuel,che non è il suo vero nome, ma il nome che si è scelto lui, da adulto, scappa nel 1992. Ha già 11 anni, è un veterano. Vaga con i suoi amici per mesi nella boscaglia, non hanno niente da mangiare, né da bere. La fame è lancinante. La sete insopportabile.
In quel lontano 1992, Emmanuel riesce a mettersi in salvo nel villaggio di Waat, dove si trova un'altra fazione dei ribelli. Dei 400 bambini soldato fuggiti con lui da Juba sono rimasti in 14. E qui avviene il miracolo più grande della sua vita incredibile: Emmanuel incontra una khawaja, una "bianca", Emma McCune, cooperante inglese di 28 anni, da 5 anni in Sudan per aiutare i bambini, da 2 seconda moglie di un signore della guerra, Riek Machar. Emma non è una missionaria. Gira con la sua minigonna rossa tra i profughi e beve birra. Arriva a giustificare i massacri perpetrati dal marito; eppure Emma aiuta veramente i bambini, e ha abbandonato le sicurezze del suo contratto Onu per vivere in una capanna di fango senza acqua corrente. La donna si affeziona a Emmanuel Jal come a nessun altro, lo prende sotto la sua ala, lo"adotta". Fino a farlo espatriare verso il Kenya, nascosto in una cassa in un aereo per Nairobi.

Nairobi è la base delle missioni umanitarie ed Emma fa la spola tra il Sudan e il Kenya. Tra il marito e il figlio adottivo. Qui Emmanuel, per la prima volta, incomincia ad andare a scuola.
Ma anche la vita di Emma cambia, bruscamente. Una sera, mentre sta viaggiando da sola, la sua auto viene investita da un minibus. Muore all'età di 29 anni, incinta di cinque mesi.
Emmanuel è di nuovo orfano, per la seconda volta. Questa volta la salvezza gli arriva dalla musica.

La musica di Emmanuel Jal mescola arabo, nuer e inglese, sonorità africane e rap americano.
Degli amici americani riconoscono il suo talento e gli danno i soldi per incidere il primo disco, "Gua", appunto, che è subito un successo straordinario in tutto il Kenya. La sua eco arriva fino a Londra, dove adesso abita Emmanuel, che incide il suo primo CD Ceasefire con Abdel Gadir Salim, un grande musicista musulmano del nord Sudan. Cristiani e musulmani insieme, sud e nord Sudan uniti in un disco.
Poi inizia a lavorare al suo secondo disco: Warchild. Ma, nonostante i successi, Emmanuel non dimentica gli anni dell'orrore, passati a combattere e soffrire la fame nel deserto.

Così oggi è diventato testimonial della campagna Make poverty history per la riduzione della povertà entro il 2015 e della Coalizione internazionale contro l'uso dei bambini soldato; moltiplica i concerti per beneficenza, e i profitti dell'album Ceasefire sono andati interamente a finanziare la sua fondazione "Gua Africa" che lavora a Nairobi per i bambini ex-guerriglieri.

http://www.emmanueljalonline.net/

http://www.myspace.com/emmanueljal

giovedì 10 gennaio 2008

Cambogia, chi semina raccoglie

Aki Ra vive a Siem Reap, la città famosa in tutto il mondo per il meraviglioso sito archeologico di Angkor.
Aveva pochi anni quando i suoi genitori sono stati entrambi uccisi dal regime di Pol Pot. Lui è stato allevato nella giungla in un campo guerrigliero degli Khmer Rossi, dove ha imparato a cacciare cervi e cinghiali con il kalashnikov e con le mine antiuomo. E a combattere contro i vietnamiti dopo la caduta del regime. Aki Ra ha minato centinaia di strade e villaggi nelle zone di Siem Reap, Otdar Meanchey e verso il confine thailandese. Quando nel 1986 i vietnamiti occuparono questa regione, il tredicenne Aki Ra fu costretto ad arruolarsi nel nuovo esercito, vietnamita prima e cambogiano poi.

Negli anni novanta, lasciata la divisa, Aki Ra ha deciso di tornare sui suoi passi, iniziando a togliere tutte le mine che aveva piantato. Sminare divenne la sua missione, le mine la sua fissazione, al punto da chiamare sua figlia Mina. Ne ha raccolte centinaia, tutte a mano, e nel 1999 ha deciso con sua moglie Hourt di trasformare la sua casa di Siem Reap in un museo delle mine e di avviare con alcuni volontari amici suoi un programma di educazione sulle mine per la gente dei villaggi ancora infestati da questi ordigni.
In Cambogia si calcola vi siano ancora sei milioni di mine che continuano a mietere vittime: trecento morti e mutilati tra il gennaio 2006 e l’agosto 2007. Una piaga a cui sia aggiungono, al confine con il Vietnam, centinaia di migliaia di bombe inesplose lanciate dagli aerei Usa negli anni Settanta: questi, nello stesso periodo sopraccitato hanno ucciso o mutilato 415 persone secondo i dati del Cambodia Mine/Uxo Victim Information System.


(Enrico Piovesana)

mercoledì 9 gennaio 2008

Guantamano si è spostata in Afghanistan

Anni di denunce e di battaglie condotte dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani di mezzo mondo hanno costretto l’amministrazione Bush a cedere sul lager di Guantanamo, ormai destinato alla chiusura e già oggi parzialmente svuotato. Una vittoria solo apparente, visto che lontano dai riflettori, in Afghanistan, il Pentagono ha nel frattempo ampliato quella che si può a buon titolo definire come ‘la madre di tutte le prigioni Usa della vergogna’: il centro di detenzione militare statunitense di Bagram, a nord di Kabul, dove nel 2002 vennero sperimentate le tecniche d’interrogatorio successivamente esportate ad Abu Ghraib e nella stessa Guantanamo.
Inizialmente usata come centro di detenzione temporanea dei prigionieri di guerra appena catturati in Afghanistan e Pakistan, in attesa del loro trasferimento oltreoceano a Guantanamo, Bagram, con la progressiva dismissione della prigione cubana, ha accumulato detenuti prendendo di fatto il posto del famigerato ‘Camp Delta’ come centro di detenzione Usa in via definitiva. Se i detenuti di Guantanamo sono scesi dai 775 iniziali ai 275 di oggi, gli ‘ospiti’ di Bagram sono progressivamente cresciuti fino agli attuali 630.

Nei mesi scorsi, la Croce Rossa Internazionale (Icrc), unica organizzazione ad avere un limitato acceso a Bagram, ha denunciato che nella ‘nuova Guantanamo’ i detenuti vengono trattati peggio che nella vecchia, sottoposti a “trattamenti crudeli contrari alle Convenzioni di Ginevra”.
Già nel 2004, quando Bagram era ancora un piccola prigione, Human Rights Watch aveva denunciato le torture e le violenze, spesso letali, a cui i prigionieri vengono sottoposti in questo centro di detenzione: privazione del sonno, del cibo e della luce, isolamento completo dei detenuti, tenuti per giorni incappucciati, appesi per i polsi e violentemente picchiati a intervalli regolari. Emblematica la storia di Habibullah e Dilawar, 28 e 22 anni: il primo morì il 4 dicembre 2002, appeso al soffitto della sua cella, per un’embolia polmonare dovuta ai grumi di sangue provocati dalle percosse ricevute; il secondo morì sei giorni dopo in seguito a un infarto, anch’esso attribuito alle percosse.

A ideare questi sistemi ‘sperimentali’ di interrogatorio nel 2002 fu il capitano Carolyn Wood, una soldatessa di 34 anni, comandante del plotone d’interrogazione di Bagram, che nel gennaio 2003 venne premiata con una medaglia al valore per il suo “servizio eccezionalmente meritevole”. Nel luglio del 2003, la ‘signora delle torture’ e la sua squadra vennero trasferiti dall’Afghanistan all’Iraq con la missione di insegnare il ‘modello Bagram’ ai carcerieri della prigione militare di Abu Ghraib, dove la Wood fece affiggere un cartellone d’istruzioni che prescriveva in maniera dettagliata il ricorso alle tecniche sperimentate a Bagram, compresa la sospensione al soffitto e l’utilizzo dei cani. L’estate scorsa l’esercito Usa ha lasciato il carcere di Abu Ghraib in mano agli iracheni. Buona notizia, almeno per le coscienze degli statunitensi.
Ora il cerchio si chiude e tutto torna dove era iniziato, a Bagram, destinato a diventare il più grande lager statunitense del mondo.


(Enrico Piovesana)

lunedì 7 gennaio 2008

L'anno nero delle Pandillas

Un fiume di sangue ha bagnato il 2007 in Honduras. Nell'ultimo anno, infatti, centinaia di giovani sotto i 23 anni (i dati ufficiali parlano di almeno 504 ragazzi) sono stati barbaramente uccisi da quelli che negli anni Ottanta erano chiamati gli squadroni della morte.

Non è dato sapere ancora oggi chi siano i responsabili delle esecuzioni, perchè di questo si tratta, ma il sospetto che gruppi legati alla polizia (e ai gruppi di ultradestra) abbiano dato il via a questa serie di orrendi omicidi è molto alto. Insomma, un metodo barbaro per tentare di frenare per quanto possibile la proliferazione delle bande giovanili, legate al narcotraffico e a ogni altro genere di attività illegali.
La conferma arriva da uno dei massimi esperti in materia, Manuel Cappellin, direttore dell'organizzazione umanitaria Casa Alianza che da anni si occupa della difficile situazione sociale nei paesi del Centroamerica, soprattutto per quanto riguarda i giovani. “Nel 2007 sono state registrate 504 morti morti di ragazzi sotto i 23 anni, uccisi con metodi molto simili a quelli usati vent'anni fa dagli squadroni della morte” ha detto il direttore di Casa Alianza. Motivo di tanta ferocia? Estirpare il “male” alla base, senza dover affrontare un processo di sviluppo e partecipazione sociale. Ma i dati sono davvero allarmanti. Secondo Casa Alianza quotidianamente nel Paese Centroamericano vengono uccise 1,3 persone per un totale di 42 persone al mese. Quest'anno, inoltre su 504 ragazzi uccisi almeno 130 erano sotto i 18 anni di età.
E sono quasi tutti appartenenti alle pandillas (le bande giovanili che in Centroamerica contano centinaia di migliaia di appartenenti) i giovano ammazzati. Un problema, quello delle bande, che interessa non solo l'Honduras ma anche El Salvador e il Guatemala.

Se (forse) è cambiato negli ultimi anni il modo di porsi all'interno della società da parte delle Pandillas, non è certo cambiato il metodo per abbatterle. Sequestri e torture sono pratiche, macabre, ancora molto usate. Così come il modo di far ritrovare i cadaveri, quasi sempre abbandonati per le strade con evidenti segni di abusi e con il classico foro di proiettile sulla fronte o sulla nuca segno dell'esecuzione. “Da quando nel 1998 abbiano iniziato a registrare il fenomeno delle esecuzioni di giovani almeno 3,993 ragazzi sono stati uccisi in Honduras – ha detto Cappellin – e la maggior parte dei cadaveri fatti ritrovare avevano anche le mani legate dietro alla schiena. La maggioranza dei ragazzi facevano parte delle comunità povere o emarginate del Paese”. Il problema non è comunque da sottovalutare. In Guatemala ad esempio perdono la vita in circostanze violente 50 giovani al mese, tutti appartenenti alle bande giovanili. Così anche nel Salvador dove le cifre sono solo approssimative, ma presumibilmente più alte addirittura dei due paesi sopracitati.


(Alessandro Grandi)

Antartide, scalato il Monte Vinson, riuscita l'impresa di quattro alpini

Missione compiuta: quattro alpini dell'Esercito italiano hanno completato il 5 gennaio alle ore 14 ora antartica (ore 18 italiane) la scalata del Monte Vinson, 4897 metri, in Antartide.
Il primo maresciallo Ettore Taufer è il capo spedizione: 46 anni, trentino, è guida alpina e istruttore di alpinismo. Insieme a lui ci sono Giovanni Amort, 42 anni, trentino, anch'egli primo maresciallo e istruttore nazionali di alpinismo e scialpinismo; il maresciallo ordinario Elio Sganga, 33 anni, lombardo, guida alpina esperto di neve e valanghe, e il caporale Marco Farina, fratello minore del noto alpinista Massimo, 24 anni, valdostano, istruttore militare scelto di alpinismo e di sci.

Avevano iniziato venerdì l'arrampicata dal campo base a 2.125 metri raggiungendo direttamente il campo alto a 3.940 metri con una marcia di 9 ore e mezza.
La spedizione, che adesso rientrerà in Italia, era arrivata in Antartide il 19 dicembre e ha impiegato 13 giorni per percorrere i 270 chilometri di distanza fino al campo base: ogni alpino ha trascinato una slitta con 75 chili di materiali per 9 ore al giorno.

Si tratta di un'impresa in quanto mai era stato scelto quel percorso e la traversata era riuscita una sola volta ma seguendo un altro itinerario. Solitamente le spedizioni scelgono di effettuare in elicottero il trasferimento da Patriot Hills al campo base del massiccio.
I quattro alpini hanno invece voluto percorrere a piedi l'intera distanza.

Fanno tutti parte del Centro Addestramento Alpino che, sin dal 1985, partecipa alle campagne antartiche dell'Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente. Quest'anno, la traversata e la scalata al monte Vinson è stata decisa per celebrare l'Anno polare internazionale.


mercoledì 2 gennaio 2008

Il Rastafarianesimo

Il Rastafarianesimo, o Rastafar-I (pronuncia: rastafarai, nel linguaggio delle I-words), è una fede religiosa di ispirazione cristiana.
Il nome deriva da Ras Tafari, l'Imperatore che salì al trono d'Etiopia nel 1930 con il nome di Haile Selassie I e con i titoli di Re dei Re, Eletto di Dio, Luce del Mondo, Leone Conquistatore della tribù di Giuda: in seguito alla sua incoronazione, alcuni cristiani riconobbero in lui il Cristo nella Sua Seconda Venuta in Maestà, Gloria e Potenza, come profeticamente annunciato dalle Sacre Scritture.


Il rastafarianesimo è comunemente concepito secondo categorie radicalmente lontane dalla sua essenza: nasce infatti come nazionalismo, o meglio, come versione religiosa del movimento politico nazionalista conosciuto come Etiopismo.
Il rastafarianesimo si è ispirato alla predicazione del leader Marcus Mosiah Garvey. Altri elementi di spicco, che hanno avuto un ruolo primario nella nascita di questo credo: Leonard Howell, H. Archibald Dunkley, e Joseph Nathaniel Hibbert.
A partire dagli anni Ottanta la cultura Rasta si è diffusa nel resto del mondo, soprattutto grazie a Bob Marley e alla musica reggae, che ne veicola i contenuti.


Sebbene questo sentimento religioso sia sorto anche presso gli Etiopi, esso si è sviluppato primariamente grazie a personalità straniere e presso popolazioni non-etiopiche, e in seguito all’incoronazione di Haile Selassie I, verificatasi nel 1930.
Fondamentale per la sua affermazione fu il movimento etiopista, che già nell’800 agitava molte comunità africane e della Diaspora Nera. Era una corrente di ispirazione cristiana che rivendicava il recupero della dignità culturale e nazionale degli africani, annientati dalla deportazione e dalla schiavitù, mediante il riferimento spirituale e politico all’Etiopia. Nei primi del '900, gli etiopisti, guidati da Marcus Garvey, il cui ministero è spesso assimilato dai rastafariani a quello di Giovanni Battista precursore di Cristo, cominciarono a proiettare una viva attesa messianica di riscatto sull’Etiopia, e, nel 1930, dopo aver assistito alla sua incoronazione, alcuni discepoli di Garvey, capeggiati dal carismatico Leonard Howell, videro in Haile Selassie I il Messia atteso, che non era però, nella loro interpretazione, un generico liberatore politico, ma Gesù stesso. Questa persuasione diede il là a un nuovo e autonomo movimento, detto in seguito RasTafarianesimo, in virtù dell’abitudine dei primi fedeli di definirsi RasTa, per indicare la propria identificazione con Haile Selassie I, la cui rivelazione diventò il punto di riferimento essenziale. Dopo l’intensa predicazione dei primi seguaci in Africa e in America, ed una prima rapida espansione, nella metà del 1900, nelle Indie occidentali, negli Stati Uniti e in Inghilterra, il Rastafarianesimo si è di seguito radicato ovunque sul globo, soprattutto grazie al potere mediatico della sua vivace cultura musicale, legata in particolare al reggae, che ne veicola il messaggio teologico.


Fondata sull’esempio e la predicazione di Haile Selassie I, che fu storicamente e attivamente cristiano, la teologia rastafariana si presenta come un’evoluzione del Cristianesimo, così come questo lo fu dell’Ebraismo.
I Rastafariani accettano dunque gli insegnamenti teologici e morali di Gesù, custoditi dall’antichissima Tradizione Etiopica Ortodossa, e credono che Haile Selassie I li attualizzi e compia profeticamente in quanto Cristo, tornato secondo le esigenze dell’uomo moderno. Perciò, essi credono nella Divinità di Cristo, nella Trinità, nella resurrezione dei corpi, nell’immortalità dell’anima, nella verginità di Maria ed in tutti gli altri dogmi della cristianità Ortodossa.
Credono però nel millenarismo, ovvero nell’idea che il Cristo debba instaurare un regno terreno prima della fine del mondo e del giudizio universale, secondo i dettami dell’apostolo Giovanni (Apocalisse 20): Haile Selassie I giunge dunque a realizzare questa profezia, e regna sui suoi eletti, i Rastafariani, sino al termine della storia.
Il loro Testo Sacro è costituito dal canone biblico etiopico, stabilito da Haile Selassie I, composto dell’Antico e del Nuovo Testamento, e dai testi ufficiali che contengono la testimonianza storica del Re.
In accordo con la tradizione Etiopica, raccolta nel Kebra Nagast, i Rastafariani credono che l’Etiopia sia il Nuovo Israele, la Nazione eletta alla custodia della Cristianità nei tempi della frammentazione e della falsificazione, sino all’avvento secondo di Cristo, compiutosi in Haile Selassie I.
In questo libro è riportato l'incontro tra Re Salomone e la Regina di Saba, descritto anche dalla Bibbia; ella, curiosa di conoscere la straordinaria saggezza del Re, si reca a Gerusalemme, e dalla relazione amorosa sorta tra i due nasce Menelik, capostipite della dinastia regale etiopica. L’Etiopia riceve la missione di preservare la purezza della Cristianità dopo il rifiuto di Israele e di custodire il carisma del trono Davidico sino all’avvento regale del Cristo, a cui è destinato sin dall’inizio del mondo. A riprova della sua elezione, l’Etiopia riceve l’Arca dell’Alleanza, oggi conservata in un santuario di Axum. Haile Selassie I fu l’ultimo regnante ad occupare il seggio di Davide, prima della dissoluzione della monarchia, e questo incoraggia i Rastafariani a riconoscere in Lui il compimento delle promesse divine.


Essi osservano la morale cristiana, ubbidendo ai dieci comandamenti del Sinai ed alle regole d’amore dettate da Cristo: "Ama il Signore Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente" e "Ama il prossimo tuo come te stesso" (Luca 12, 28-31). Istruiti dalla tradizione etiopica e dalla decisiva predicazione di Haile Selassie I, i rastafariani nutrono un particolare rispetto per le altre culture religiose, e parlano di "parentela spirituale" dei mistici di tutte le culture storiche, utilizzando un’espressione del Re stesso. Pur difendendo il primato della propria identità, i rastafariani sostengono che si pervenga alla salvezza mediante la Fede nel Divino e l’osservanza della morale naturale, aldilà delle posizioni teologiche e metafisiche: da questo procede il loro vivo interesse per gli altri culti, considerati, sempre in riferimento ad una frase di Haile Selassie I, "vie del Dio vivente", che non è possibile giudicare. Sono quindi dottrinalmente contrari al settarismo religioso.
Per giunta, essi professano i precetti politici che il Re ha trasmesso loro, completando, a loro avviso, la rivelazione storica. Credono dunque in una moralità internazionale retta dal principio della sicurezza collettiva, dell’autodeterminazione dei popoli, dell’uguaglianza dei diritti, della non-interferenza, e nel riconoscimento di un ordine sovra-nazionale che ripudi la guerra, per la ricomposizione pacifica delle dispute e per la risoluzione dei problemi comuni, istituzionalmente governato dall’ONU, di cui Haile Selassie I fu Padre Fondatore. Credono nella necessità di costruire sistemi politici liberali e democratici, fondati sull’osservanza della Dichiarazione dei Diritti Umani e difensori della libertà civile, economica, spirituale e culturale, rifiutando dunque ogni ideologia e statolatria totalitaristica, di destra e sinistra, che assorba l’anima umana, possesso esclusivo di Dio; credono inoltre nella necessità di uno Stato socialmente impegnato, che non si limiti a garantire negativamente la libertà, ma che guidi e educhi l’uomo, pur laicamente, al rispetto del prossimo e di Dio. Inoltre, i rastafariani sostengono che sia necessario affrontare con particolare attenzione, per il benessere dell’intero globo, il problema del continente africano, il più povero ed afflitto del pianeta in virtù di secoli di sfruttamento e aggressioni, eticamente meritevole di una riparazione storica. Forti dell’esempio di Haile Selassie I, considerato comunemente il Padre dell’Africa Unita e principale fondatore dell’Organizzazione dell’Unità Africana, chiedono che l’Africa realizzi l’unione continentale, liberandosi dalla dipendenza dai poteri stranieri, recuperando la propria identità, e sviluppandosi secondo modelli politici e culturali propri, che tali poteri hanno cercato e cercano di strapparle. Gli africani deportati, in particolare, per raggiungere la pienezza di sé e fronteggiare il proprio disagio storico, devono ricordare le proprie origini e onorarle, e lavorare attivamente per questa causa: è in tale ottica che l’idea di rimpatrio, a cui Haile Selassie I dedicò parte delle sue energie e per cui mise a disposizione un ampio territorio etiopico, acquisisce un significato vitale.

I Rastafariani credono che Haile Selassie I sia Cristo per varie ragioni.
Credono Egli esprima una santità assoluta, e che abbia compiuto opere miracolose, principalmente di natura politica, in Etiopia e nel Mondo;
credono che Egli, come Gesù, compia le profezie della Scrittura Sacra, sia in termini espliciti che allegorici, ponendo particolare attenzione sull’Apocalisse di Giovanni, finalizzata alla descrizione della Venuta Seconda di Cristo;
credono nella veridicità dei Suoi titoli e nella Sua testimonianza, che tendono a proiettarlo nella trascendenza e nel mistico: molti tuttavia negano che il Re abbia mai avanzato tali pretese, sostenendo invece che le abbia rifiutate espressamente.
Pensano che tali posizioni ignorino il contenuto della Rivelazione, e che l’atteggiamento "restìo" di Haile Selassie I compia perfettamente le linee della Cristologia cristiana.

I rastafariani rifiutano l’idea del decesso fisico o spirituale di Haile Selassie I, credendo nel Suo occultamento volontario agli occhi degli uomini. Secondo la teologia cristiana, infatti, Gesù Cristo muore una sola volta e risorge definitivamente, espiando il peccato umano (Lettera agli Ebrei 9, 26-28); la Sua seconda venuta rappresenta il tempo del Regno glorioso, non della passione e del sacrificio. I misteri che ancora oggi avvolgono la scomparsa di Haile Selassie I (la mancanza di foto, video, la negazione dei funerali, la scelta di non mostrare il suo corpo, la provata falsità delle cause fisiche addotte per giustificare il decesso) sono per loro la dimostrazione della veridicità della propria fede. Credono dunque che Haile Selassie I sia ancora corporalmente vivo e presente sul trono d’Etiopia, e che essi costituiscano il Suo Regno.

L’idea che il Rastafarianesimo sia riservato agli africani e che escluda la partecipazione dei "bianchi" è assolutamente falsa e priva di fondamenti teologici. Haile Selassie I, secondo lo spirito del Vangelo, ha insegnato l’assoluta uguaglianza delle razze ed ha predicato il proprio messaggio a tutte la nazioni. Sono presenti tra gli occidentali forti comunità rastafariane e personalità importanti per la storia del movimento, che vivono in piena comunione religiosa con i propri confratelli di stirpe africana. Forme di possibile diffidenza e razzismo devono essere associate a comprensibili tensioni storiche, e non alla cultura spirituale.

I rastafariani, in accordo con i precetti di Haile Selassie I, predicano il rispetto del proprio corpo attraverso una corretta e sana alimentazione, l’esercizio fisico e l’astensione dalle droghe, ovvero ciò che loro chiamano "pratica dell’Ital", un modo "vitale" di intendere il proprio rapporto con la Creazione.


I rastafariani sono comunemente conosciuti per i cosiddetti dreadlocks, delle lunghe e dure trecce che caratterizzano la chioma di alcuni fedeli. Si tratta di una pratica facoltativa, e molti rastafariani non sono Nazirei.
Queste costituiscono la realizzazione materiale di un voto biblico, il Nazireato, descritto nella Legge Mosaica e custodito nella Cristianità dalla sola tradizione etiopica. Questa pratica ascetica comporta la consacrazione del proprio capo e dunque l’astensione dalla tonsura e dalla pettinatura, generando naturalmente le celebri trecce; implica inoltre l'astensione da alcolici, uva e derivati, e una dieta vegetariana.
Il Kebra Nagast racconta di come un Angelo apparve alla madre di Sansone, ammonendola di non tagliargli i capelli. La figura di Sansone pelato, cieco, incatenato, è un esempio di ciò che può accadere a chi usa il metallo di Babilonia, a chi si fida di donne cattive e disubbidisce i comandi divini.Bisogna conservare la propria integrità fisica e morale, e i capelli sono un simbolo, da custodire gelosamente.


Nel creolo giamaicano, la prima persona singolare è espressa col pronome me. I RasTa concepiscono questo pronome come un'espressione di servilismo, di conseguenza il pronome I, "io", acquista un'importanza morale e viene utilizzato in modo curioso.
Nel plurale la parola we "noi", viene sostituita con I and I, e nel riflessivo I self e I'n'I self.
Il pronome, essendo scritto come il numerale romano I, diventa anche richiamo di Selassie I.
Alcune parole, dette I-words, usano il pronome I in sostituzione di fonemi assonanti: abbiamo quindi I-vine per "divine", divino, I-ssembly per "assembly", assemblea.In tal modo, anche Rastafar-I.Nel caso in cui segua una vocale, la I viene sostituita con una Y: Yife per "life", vita.


All’interno del Rastafarianesimo si osservano diverse correnti interpretative, tra le quali le 12 Tribù di Israele, i Bobo Shanti e gli Ortodossi. Tuttavia, la relativa facilità della teorizzazione teologica, in presenza di una rivelazione chiara e diretta, sta permettendo un graduale appianamento delle differenze, sostanzialmente causate dalla scarsa conoscenza dei testi e delle risorse culturali, e le istanze dottrinali fondamentali sono ormai generalmente accettate.

I Rasta utilizzano la marijuana come erba medicinale, ma anche come erba meditativa, apportatrice di saggezza, ausilio alla preghiera. Viene sostenuto che l'erba Ganja sia cresciuta sulla tomba del re Salomone, chiamato il Re Saggio, e da esso ne tragga forza. La marijuana è anche associata all'Albero della Vita e della Saggezza che era presente nell'Eden a fianco dell'Albero della conoscenza del bene e del male.
I rastafariani, comunque, predicano la disciplina morale ed il controllo di sé, e sono avversi ad ogni forma di ubriachezza.

I rasta conferiscono alla donna, in accordo con gli insegnamenti di Haile Selassie I, la medesima dignità dell'uomo. L'imperatrice Menen, legittima sposa dell'Imperatore ed associata alla sua gloria regale, riceve presso i rastafariani particolare venerazione, considerata la prima creatura dopo Cristo, la Madre della Creazione e la Regina dei Re.
Tuttavia, il ruolo della donna, in accordo con gli insegnamenti della Scrittura (Efesini 5:22) è gerarchicamente subordinato a quello dell'uomo. In contrapposizione alla società di stampo matriarcale su cui si regge la famiglia giamaicana, la comunità Rasta afferma la superiorità dell'uomo come capo gerarchico.


"Il mio compito è di tenere vivo e diffondere nel mondo il messaggio di Marcus Garvey, il padre spirituale di Giamaica ...Voglio muovere il cuore di ogni uomo nero perché tutti gli uomini neri sparsi nel mondo si rendano conto che il tempo è arrivato, ora, adesso, oggi, per liberare l'Africa e gli africani.Uomini neri di tutto il mondo, unitevi come in un corpo solo e ribellatevi: l'Africa è nostra, è la vostra terra, la nostra patria ...Ribellatevi al mondo corrotto di Babilonia, emancipate la vostra razza, riconquistate la vostra terra."
(Bob Marley)