giovedì 3 luglio 2008

Ingrid Betancourt




Íngrid Betancourt Pulecio (Bogotá, 25 dicembre 1961) è una politica colombiana.
Figlia di un ex ministro dell'educazione e di una ex senatrice, ha vissuto all'estero la maggior parte della propria vita, soprattutto in Francia, dove ha studiato presso l'Institut d'études politiques di Parigi.



Ingrid nasce a Bogotá. Sua madre, Yolanda Pulecio, è un'ex Miss Colombia e una senatrice eletta dal collegio dei quartieri meridionali della capitale colombiana. Suo padre, Gabriel Betancourt, è stato ministro durante la dittatura del generale Gustavo Rojas Pinilla (1953-1957) e successivamente un diplomatico di stanza all'ambasciata di Parigi, dove Ingrid è cresciuta. Dopo essersi diplomata all'Institut d'Études Politiques de Paris (noto anche come Sciences Po), sposa un compagno di studi e hanno due figli, Melanie e Lorenzo. Attraverso il matrimonio Ingrid acquisisce anche la cittadinanza francese.

Il marito è un diplomatico francese e questo porta la coppia a vivere in diversi paesi, inclusa la Nuova Zelanda. Dopo l'omicidio di Luis Carlos Galán, candidato alle elezioni presidenziali colombiane con un programma elettorale di lotta al narcotraffico, Ingrid decide di far ritorno in Colombia (1989). Dal 1990 lavora presso il ministero delle finanze, da cui si dimette per intraprendere una carriera politica. Nella sua prima campagna elettorale distribuisce preservativi e presentando la sua candidatura come un "preservativo contro la corruzione". Il collegio sud di Bogotá la elegge, anche grazie all'aiuto della madre, ancora ben conosciuta nei quartieri, che la aiuta nella campagna elettorale.

Viene eletta nella Camera di Rappresentanti nel 1994 e lancia un proprio partito politico, il "Partido Verde Oxígeno". Durante il suo mandato critica l'amministrazione Samper, accusato di corruzione (caso Galil) e di aver accettato denaro riciclato dai narcotrafficanti durante la propria campagna elettorale. In questo periodo divorzia dal marito francese e si sposa nuovamente, con un colombiano.

Si candida senatrice alle elezioni del 1998 e in quella tornata elettorale raccoglie un numero di voti di preferenza superiore a ogni altro candidato. Riceve minacce di morte, che la spingono, attraverso l'aiuto dell'ex marito, a mandare i figli a vivere in Nuova Zelanda.
Quello stesso anno le elezioni presidenziali vengono vinte da Andrés Pastrana Arango, che ha anche il sostegno della Betancourt. Successivamente lei accuserà Pastrana di non aver mantenuto molte delle promesse fatte per ottenerne l'appoggio.

Dopo le elezioni del 1998 Ingrid scrisse un libro di memorie. Non poté essere pubblicato immediatamente in Colombia, uscì dapprima in Francia con il titolo di La rage au cœur ("La rabbia nel cuore") e successivamente in Spagna, in Colombia e nel mondo latino-americano con il titolo La rabia en el corazón e, nel 2002, in inglese col titolo Until Death Do Us Part ("Finché morte non ci separi") mentre in Italia, nello stesso anno venne pubblicato da Sonzogno, col titolo Forse mi uccideranno domani.

Come parte della sua campagna elettorale del 2002 (le elezioni vinte da Álvaro Uribe Vélez), Ingrid volle andare nella zona smilitarizzata di San Vicente del Caguán per incontrarsi con le FARC. Questa decisione non era insolita all'epoca, molti sono stati i personaggi pubblici che hanno approfittato dell'esistenza della zona smilitarizzata - creata da Pastrana per soddisfare una pre-condizione posta dalle FARC a qualsiasi negoziato - per incontrarsi con esponenti delle FARC.
Tuttavia, a tre anni di distanza dalla creazione della zona smilitarizzata e dall'avvio delle trattative, i colloqui di pace tra FARC e governo giunsero a uno stallo. Sin dall'inizio le FARC si rifiutarono di concedere una tregua durante i negoziati stessi, né vollero concedere ispezioni da parte di rappresentanti della comunità internazionale. Secondo i critici della scelta di Pastrana, la zona smilitarizzata si è trasformata in un'area sicura per le FARC, che vi hanno imposto la loro visione sociale rivoluzionaria comunista.

Nel febbraio 2002 un aereo in volo da Florencia a Bogotá (circa 1000 Km) fu dirottato da membri delle FARC e costretto ad atterrare vicino alla cittadina di Neiva, molti dei passeggeri furono sequestrati, tra cui un membro del Congresso. In conseguenza di ciò, Pastrana annullò le trattative con le FARC e revocò la zona smilitarizzata, accusando le FARC di avere rotto i termini del negoziato e di aver approfittato della zona smilitarizzata per crescere in forza mililtare e organizzazione logistica.

Nel 2002 la Betancourt era candidata alle elezioni presidenziali della Colombia e insieme ad un altro candidato, voleva visitare la zona smilitarizzata nonostante l'interruzione delle trattative e chiese di esservi portata da un aereo militare. Il presidente Pastrana e altri ufficiali rifiutarono la sua richiesta, sostenendo che né il governo né l'esercito colombiano avrebbero potuto garantire la loro sicurezza durante le operazioni militari tese a riprendere il controllo della zona. Inoltre il suo essere candidata era d'ostacolo; soddisfare la sua richiesta avrebbe anche significato che il governo in carica impiegava risorse per sostenere l'interesse politico privato dei due candidati.

Vistasi negare il supporto governativo, Ingrid Betancourt decise di recarsi nella zona smilitarizzata via terra, insieme alla sua candidata-vice Clara Rojas e a un gruppo di persone del suo staff. Il 23 febbraio 2002 fu fermata dall'ultimo posto di blocco militare prima di entrare nell'ex zona smilitarizzata. Gli ufficiali insistettero per convincere il gruppo a non proseguire fino a San Vicente del Caguan, il paese usato come base degli incontri durante le trattative. Il gruppo proseguì il viaggio e la Betancourt venne trattenuta da uomini delle FARC che la tennero in ostaggio.

Il suo nome rimase in lista per le elezioni nonostante il sequestro; raccolse meno dell'1% dei voti.
Nelle prime trattative, le FARC chiesero la formalizzazione di uno scambio di prigionieri: 60 ostaggi politici contro la liberazione di 500 uomini delle FARC detenuti nelle carceri colombiane.
Inizialmente l'amministrazione del neo-eletto presidente Uribe escluse ogni trattativa in assenza di un cessate-il-fuoco preventivo e spinse per un'azione di salvataggio basata sulla forza, ma i parenti di Ingrid e di molti altri ostaggi - tenuto anche conto dell'inaccessibilità delle regioni montane e forestali dove gli ostaggi sono trattenuti - respinsero decisamente questa opzione temendone un esito infausto, simile all'episodio del sequestro del governatore del dipartimento di Antioquia, Guillermo Gaviria Correo, che le FARC uccisero non appena consapevoli della presenza dell'esercito nella loro zona.

Nell'agosto del 2004, dopo alcune false partenze e di fronte al montare delle proteste dei parenti dei sequestrati, degli ex-presidenti liberali Alfonso López Michelsen e Ernesto Samper Pizano e dell'opinione pubblica, sempre più convinta dell'opportunità e della validità umanitaria dello scambio di prigionieri, il governo Uribe sembra ammorbidire le proprie posizioni annunciando di voler porre il 23 luglio alle FARC una proposta formale di liberare 50-60 prigionieri in cambio degli ostaggi politici e militari.

Il governo si sarebbe impegnato a fare la prima mossa, rilasciando i prigionieri condannati per rivolta e concedendo loro di lasciare il paese o di aderire a programmi di reinserimento sociale. Le FARC avrebbero quindi rilasciato gli ostaggi in loro mano, tra cui Ingrid Betancourt. La proposta godeva del pubblico appoggio e del supporto dei governi francese e svizzero. La mossa venne apprezzata da diversi parenti dei sequestrati e da vari personaggi del mondo politico colombiano. Anche molti dei critici, che vi vedevano più una mossa propagandistica di Uribe, giudicarono il piano come praticabile.

Le FARC rilasciarono un comunicato il successivo 20 agosto in cui smentivano di essere state contattate in anticipo dal governo svizzero (come il governo colombiano aveva dichiarato). Nella nota auspicavano il raggiungimento di un'intesa apprezzando il fatto che il governo Uribe avesse fatto una proposta, tuttavia criticarono la proposta perché non prevedeva la possibilità ai prigionieri rilasciati di decidere di tornare a militare nelle file delle FARC.

Il 5 settembre successivo la stampa colombiana pubblicò quella che venne considerata una contro-proposta delle FARC. In essa si chiedeva al governo di individuare una zona franca per 72 ore di tregua, in cui i negoziatori governativi e gli ufficiali delle FARC avrebbero potuto incontrarsi faccia a faccia per discutere lo scambio di prigionieri. Il primo giorno sarebbe stato dedicato a raggiungere la località, il secondo alla trattativa ed il terzo all'abbandono dell'area da parte dei guerriglieri. Al governo fu indicata una rosa di possibili località del Dipartimento di Caquetá - Peñas Coloradas, El Rosal o La Tuna - in cui l'influenza politica delle FARC è forte e chiara. Qualcuno speculò che le FARC avrebbero potuto minare i terreni o predisporre trappole attorno alle guarnigioni militari locali durante la tregua.

La proposta delle FARC di incontrarsi col governo fu vista molto positivamente da Yolanda Pulecio, la madre di Ingrid, che vi vide un segno di "progresso","esattamente come il governo può incontrarsi con le forze paramilitari (di estrema destra), può anche incontrarsi con gli altri, che sono terroristi allo stesso modo".

Nel febbraio 2006 vi fu un appello del governo francese ad accettare uno scambio di prigionieri approvato dal governo di Bogotá e liberare i prigionieri trattenuti da meno di sette anni. Il ministro degli esteri francese Philippe Douste-Blazy disse che "era compito delle FARC dimostrare la serietà delle loro intenzioni di rilasciare l'ex candidata alle presidenziali Ingrid Betancourt e altri detenuti".

In un'intervista con il giornale francese L'Humanité del giugno 2006, Raul Reyes, un leader delle FARC ebbe a dichiarare la Betancourt "sta bene, nei limiti della situazione in cui si trova. Non è facile essere privati della propria libertà". Nello stesso anno Francesco Guccini le dedica una canzone: La giungla.

Nel maggio 2007 un poliziotto sequestrato, John Frank Pinchao, è riuscito a fuggire dalla prigionia e ha dichiarato di essere stato detenuto nello stesso campo di prigionia della Betancourt. Ha inoltre visto Clara Rojas, che durante la prigionia ha dato alla luce un figlio, Emmanuel.
Il 17 maggio 2007 è stata resa nota la notizia, riportata da un poliziotto sfuggito alla prigionia, che la Betancourt sarebbe ancora viva.

Il 30 novembre 2007 il governo colombiano ha dichiarato che era stato trovato un video recente con la Betancourt ancora viva.

Nel giugno 2008 il quotidiano italiano l'Unità l'ha proposta per il Premio Nobel per la Pace.

Il 2 luglio 2008 è stata resa nota la notizia della sua liberazione avvenuta per mano di una task force di forze armate colombiane.


martedì 1 luglio 2008

Gli Ska-P



Gli Ska-P sono un gruppo musicale ska-punk spagnolo formatosi nel 1994. Politicamente può essere classificato come gruppo musicale di estrema sinistra. Nonostante i suoi punti di vista radicali, rimane una delle più popolari ska band in Spagna e in Europa. Il nome del gruppo deriva dal loro genere musicale, ma anche da un gioco di parole: il popolo spagnolo pronuncia SKA-P "escápe", che significa "scappare". La mascotte del gruppo è il gatto Lopez, un gatto randagio che la band ha preso con sé.

Gli Ska-P si formano a Vallecas, un quartiere operaio nella periferia di Madrid, caratterizzato da una lunga tradizione di lotta contro la dittatura franchista. Il debutto è segnato dalla mancanza di fondi e di possibilità, ma gli SKA-P, almeno inizialmente, non si cercano una casa discografica che li produca, ma preferiscono autoprodursi. Gli SKA-P cominciano ad esibirsi nei piccoli locali di Vallecas e una piccola compagnia indipendente li aiuta a diffondere il loro primo disco. Nati e vissuti nei quartieri operai di Madrid, nell'amata Vallecas, spesso nominata anche nelle canzoni insieme alla squadra del Barrio stesso, il Rayo Vallecano, gli SKA-P sono figli della classe operaia e da quest'ultima hanno ricevuto gli ideali che vengono sostenuti con forza nella maggior parte delle loro canzoni, nelle quali sono temi comuni i diritti umani, l'antifascismo (Paramilitar, A la mierda), la legalizzazione della marijuana (Cannabis, Mis colegas), l'anticlericalismo (La mosca cojonera, Sexo y religiòn), l'abolizione della corrida (Vergüenza), la vivisezione (Animales de laboratorio) e la causa del popolo palestinese (Intifada). Si oppongono alla maggior parte delle visioni tradizionali e conformiste della loro società, e lo fanno tramite un attacco diretto al potere che passa per la vivace musica ska. D'altro canto gli SKA-P sono stati accusati di ipocrisia poiché si dichiarano no-global nonostante siano legati contrattualmente con la BMG, una discussa multinazionale. Il 12 ottobre 2007 annunciano un loro possibile ritorno,accompagnato da un CD che eventualmente verrà preparato a partire dal Gennaio 2008.

Nel 2005 gli SKA-P hanno annunciato la fine della loro produzione discografica: il loro scioglimento, o meglio "pausa", è stato però preceduto da un ultimo tour per l'Europa e il Sud-America. Proseguono però i progetti paralleli di altri membri del gruppo, cioè di Pipi e Joxemi: Pipi suona nel gruppo spagnolo dei The Locos mentre Joxemi sta proseguendo un progetto con i No Relax, band ska-core italo-spagnola.

Recentemente, Pulpul ha parlato di una rimasterizzazione del primo disco con nuovi contenuti speciali, in probabile uscita nel 2007-2008 ma la notizia finora più importante è arrivata il 12 ottobre del 2007, esattamente 2 anni dopo l'ultimo concerto degli SKA-P in Argentina. Pulpul ha rilasciato un comunicato sul sito ufficiale del gruppo, nel quale comunica ai fans che ha preso contatti con tutti i suo compagni, e annuncia che a partire dal mese di gennaio 2008 ricominceranno le prime prove musicali per i nuovi SKA-P, il cui ritorno o meno sulla scena Ska-Punk spagnola ed europea verrà comunicato sempre all'inizio dell'anno, insieme alla nuova eventuale composizione del gruppo.

Il 24 Aprile 2008, sul sito ufficiale un comunicato firmato da Pulpul annuncia che le prove dei primi mesi dell'anno hanno avuto un esito positivo. Gli Ska-P stanno preparando 12 nuove canzoni per quello che sarà il loro settimo album, in uscita ad ottobre 2008. Il gruppo riunito sarà composto da tutti i suoi membri storici, compreso Pipi che, dopo essersi detto disinteressato al progetto per dedicarsi al suo attuale gruppo (The Locos), ha invece deciso di tornare a calcare i palchi coi suoi compagni di tanti anni. Palchi che saranno calcati anche in Italia, infatti il 13 dicembre 2008 saranno a Milano.

Ultima formazione:

Pulpul (Roberto Gañan Ojea) - voce, chitarra
Joxemi (Jose Miguel Redin Redin) - chitarra, voce
Julio (Julio Cesar Sanchez) - basso, voce
Kogote (Alberto Javier Amado) - tastiere, voce
Luismi - batteria, percussioni
Pipi (Ricardo Degaldo de la Obra) - voce, showman

Accompagnatori:

Txikitin (Alberto Iriondo) - Tromba
Gari (Garikoitz Badiola) - Trombone

Ex membri:
Pako - batterista
Toni - chitarrista e cori

Discografia:

Ska-P (1994)
El Vals del Obrero (1996)
Eurosis (1998)
Seguimos En Pie (DVD) (1998)
Planeta Eskoria (2000)
¡¡Que Corra la Voz!! (2002)
Incontrolable (Live e DVD) (2003)

Sito ufficiale: http://www.ska-p.net/

mercoledì 4 giugno 2008

Django Reinhardt

Jean Baptiste "Django" Reinhardt (23 gennaio 1910 – 16 maggio 1953) era un chitarrista jazz nato a Liberchies in Belgio da una famiglia di zingari. Dopo un lungo girovagare in varie nazioni europee e nordafricane, la sua carovana si fermò alla periferia di Parigi, che Reinhardt ebbe come scenario per quasi tutta la sua carriera.
Quando aveva solo diciotto anni, Reinhardt, il quale aveva già iniziato una carriera da apprezzato banjoista, subì un grave incidente: un incendio divampato di notte nella sua roulotte gli causò l'atrofizzazione dell'anulare e del mignolo della mano sinistra.

Questo incidente era destinato a cambiare la sua vita e la storia stessa della chitarra jazz. Infatti, a causa della menomazione alla mano sinistra, Reinhardt dovette abbandonare il banjo e cominciò a suonare una chitarra che gli era stata regalata, meno pesante e meno ruvida. Nonostante le dita atrofizzate, o forse proprio grazie a tale limitazione, egli sviluppò una tecnica chitarristica rivoluzionaria e del tutto particolare che ancora oggi lascia di stucco e suscita ammirazione per la perizia virtuosistica, la vitalità e l'originalità espressiva. In breve tempo era già in attività con diverse orchestre che giravano la Francia.

A metà degli anni Trenta, Reinhardt e il violinista Stéphane Grappelli formarono un quintetto di soli strumenti a corda che divenne presto famoso, grazie anche all'appoggio dell'Hot Club de France, una delle prime associazioni di promozione del jazz in Europa. Sull'onda di questo successo Reinhardt si rivelò come uno dei musicisti europei più talentuosi nel jazz tradizionale. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, venne invitato negli Stati Uniti da Duke Ellington, che lo presentò come ospite in alcuni concerti, l'ultimo dei quali alla Carnegie Hall di New York.

Con l'avvento del bebop, Reinhardt diede ulteriore prova di maturità ed originalità artistica incidendo dei brani memorabili con la chitarra elettrica: la poesia Manouche miscelata alle sonorità più moderne fanno di tali assoli una delle pagine più originali del jazz dell'epoca. Reinhardt rallentò sensibilmente la sua attività durante i suoi ultimi anni, forse anche per le cattive condizioni di salute; la sua decisione di non consultare medici, per paura delle iniezioni, gli costò la vita.

Reinhardt è ricordato sia come un eccezionale virtuoso del proprio strumento, sia come compositore fertilissimo. Inoltre, numerose leggende nell'ambiente jazzistico ne descrivevano la particolarissima forma mentis, in parte derivata dalle sue origini zingaresche.

Tra i suoi brani più celebri: Minor Swing, Tears, Nagasaki, Belleville e soprattutto Nuages
Molti sono i chitarristi moderni che si ispirano direttamente a Reinhardt e che hanno formato una vera e propria scuola di chitarra gipsy jazz: Bireli Lagrene, Angelo Debarre, Stochelo Rosenberg, Dario Pinelli, Romane, Martin Taylor, sono solo alcuni dei nomi più famosi.

Subito dopo l'incendio del caravan, Django Reinhardt, ancora giovanissimo, rifiutò fermamente l'amputazione di mano sinistra e piede destro e, superando fortunosamente il rischio di cancrena che gli si prospettava (lo stesso spirito che anni dopo gli costerà la vita), passò la lunga convalescenza a letto ad inventare una tecnica che gli consentisse di suonare la chitarra con l'uso di sole due dita della mano sinistra (indice e medio) con il pollice che afferrava il manico. Django impiegò degli anni per imparare a portare sopra la tastiera anulare e mignolo, definitivamente uniti e semi-atrofizzati, per integrare le parti ritmiche sulle prime due corde. Questa limitazione è però considerata un prodigio, se si pensa che la sua mano si salvò grazie ad un'operazione chirurgica disperata, con la terribile anestesia al cloroformio (di cui più tardi morirà il grande banjoista Eddie Lang), ed una rieducazione autoimposta durante la convalescenza ospedaliera di diciotto mesi.

Secondo la tradizione musicale questo incidente porterà allo sviluppo da parte sua di una tecnica che oggi è padroneggiata da qualunque vero chitarrista manouche: la "rullata di gamma cromatica" con un solo dito. Questa tecnica prevede l'esecuzione di una scala cromatica (in cui vengono suonate tutte le note in ordine ascendente o discendente) con lo stesso dito, trascinato lungo la tastiera in perfetta sincronia con la pizzicata del plettro.

L'originalissimo stile di Django Reinhardt, acclamato da musicisti di tutti i generi come geniale ed innovativo, si sviluppò in realtà in una vita di immersione fra i più grandi della tradizione gitana, e fu contaminato dalla sua vastissima cultura in musica classica. Se è vero che egli fu il primo gitano a conoscere la gloria riservata ai musicisti più popolari, ed il primo ad uscire dalla culla jazz francese con l'Hot Club de France di Stéphane Grappelli, era nel microcosmo gitano uno dei vari meritevoli discepoli di musicisti storici. È anche grazie alla notorietà raggiunta che tutt'oggi viene considerato un eroe dai gitani.

L'improvvisazione, anche sopra brani sentiti per la prima volta, è la base dello spirito musicale dei Manouche, e proprio l'improvvisazione era una delle caratteristiche che contribuivano a shockare anche i professionisti che assistevano alle sue performances. Stéphane Grappelli, un violinista innovativo, protagonista della rivoluzione '20 da musette a ragtime, si innamorò di quello spirito che vedeva tutti gli strumenti come potenzialmente solisti e talvolta capricciosi. Un giorno, durante una jam session (sessione improvvisata), gli fu chiesto se pensava che Eddie South (famoso violinista) avesse studiato musica. Stéphane Grappelli rispose: "Si. Troppo". Sembra strano per chi per merito di uno studio continuo era in grado di eseguire brani di tutti i generi, e per una persona dall'apparenza così raffinata; eppure anch'egli aveva vissuto la vita da errante, suonando per la strada e nei cortili dei ristoranti, e debuttando nel trambusto del foxtrot. Si possono aggiungere due ulteriori note per cercare di comprendere tale affinità: Django, pur essendo in grado di capire, smontare e trasformare ogni musica, non solo non sapeva scrivere o leggere un semplice spartito, ma era anche completamente analfabeta. Essendo molto vanitoso, chiese che Stéphane Grappelli gli insegnasse a scrivere il suo nome, in modo da poter firmare gli autografi.

Un giorno, mentre il quintetto giocava a carte, Django e Joseph (uno dei suoi fratelli, con lui nell'Hot Club) ascoltavano Stéphane Grappelli, il secondo chitarrista ritmico Roger Chaput ed il contrabbassista Louis Vola discutere di scale musicali. Dopo un certo tempo Django si rivolse a Grappelli candidamente, chiedendogli con curiosità: "Cos'è una scala?" Nonostante questa apparente distanza, Stéphane Grappelli dichiarerà più tardi che ascoltare Art Tatum (uno dei più noti pianisti jazz di tutti i tempi: è tra l'altro ricordato per il suo incredibile virtuosismo) lo aiutò a suonare con Django ampliando la sua prospettiva.

L'esperienza del Quintetto dell'Hot Club nacque nell'ambiente musicale francese, dove in quegli anni si trovavano indifferentemente musicisti di formazione classica, musicisti neri emigrati dall'America e zingari di tutta l'Europa (tzigani, gitani, manouche...). Lo stesso succedeva in alcune zone degli Stati Uniti, come New Orleans, in cui il Quintetto trovò una seconda casa. Quello che forse è il più noto banjoista americano dell'epoca, Eddie Lang, era in realtà italiano (si chiamava Salvatore Massaro). Secondo la critica musicale, Django non è che uno dei "padri" del jazz, che all'epoca aveva estimatori e collaboratori del calibro di Delauny, Ravel e Debussy.

La nota chitarra di brevetto Selmer e progetto Maccaferri, tradizionalmente associata alla figura del musicista belga (e oggi la prediletta dei chitarristi manouche) non è sempre la chitarra che si sente nelle esecuzioni registrate. Nei suoi anni giovanili, ed ancora nei primi anni di collaborazione con Grappelli, precedenti ai trionfi dello swing, Reinhardt suonava una vecchia chitarra classica italiana su cui montava corde metalliche. Era già tanto per gli anni in cui i musicisti di strada solitamente suonavano chitarre e violini costruiti con scatole di sigari. Oggi, a parte riproduzioni di alcune fabbriche americane e cinesi, l'eredità della costruzione questo originalissimo e magico strumento è lasciato nelle mani esperte di liutai in prevalenza italiani e francesi come Antoine jobert, Mario Artese, Eugene Dellera.

Nella cultura gitana, le persone sono designate unicamente dal soprannome. Oggi si conoscono Bireli Lagrene, Stochelo Rosenberg, Tchavolo Schmitt, ma questo è solo un effetto della popolarità raggiunta da questi chitarristi. Nell'ambiente gitano nessuno parla mai di "Django Reinhardt", ma solo di "Django". Nelle più vecchie registrazioni il suo nome era indifferentemente scritto come "Django" o "Jeangot", la cui lettura è molto simile per un francese (infatti leggendosi la "j" come una g molto dolce, tipica del francese, "dj" si legge quasi come una "g" dolce italiana), e mai si trova "Jean Baptiste Reinhardt". Secondo Babik Reinhardt, per capire l'interazione di un personaggio come lui con l'ambiente moderno, ricco e colto dei locali alla moda dell'epoca, bisogna escludere il concetto di adeguamento, di snaturamento, e pensare più alla capacità che mostrano da sempre i Rom di convivere con culture completamente diverse dalla loro, semplicemente ricavandoci una nicchia per sè. Woody Allen, nel suo film Accordi e disaccordi (titolo originale "Sweet and Lowdown"), fece volutamente un ritratto del protagonista in perfetto accordo con la biografia di Reinhardt, inventandone la vita e dicendo che era secondo solo a Django.

Django Reinhardt è conosciuto anche per dei modesti tentativi nel campo della pittura, ma la sua produzione è molto poco nota.
Alcuni brani di Reinhardt sono stati utilizzati come colonna sonora del videogioco Mafia, ambientato negli anni '30.
Nel film "Chocolat" di Lasse Hallström vi sono vari brani di D.Reinhardt, tra cui il tema centrale "Minor Swing", riscritto da Rachel Portman (nomination all'Oscar 2001 per la colonna sonora) ed eseguito dal protagonista Johnny Depp.

lunedì 2 giugno 2008

Festa della Repubblica italiana

La Festa della Repubblica italiana è la festa nazionale italiana celebrata ogni 2 giugno. Dopo alcuni decenni di abbandono, fu resa nuovamente giorno festivo nel 2000 su iniziativa del secondo governo Amato per impulso, principalmente, dell'allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Di fatto è la principale festa nazionale civile italiana.

In questa data si ricorda il referendum istituzionale indetto a suffragio universale il 2 e il 3 giugno 1946 con il quale gli italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo 85 anni di regno, con 12.718.641 voti contro 10.718.502 l'Italia diventava repubblica e i monarchi di casa Savoia venivano esiliati.

Il 2 giugno celebra la nascita della nazione, in maniera simile al 14 luglio francese (anniversario della Presa della Bastiglia) e al 4 luglio statunitense (giorno in cui nel 1776 venne firmata la dichiarazione d'indipendenza).

In tutto il mondo le ambasciate italiane tengono un festeggiamento cui sono invitati i Capi di Stato del Paese ospitante. Da tutto il mondo arrivano al Presidente della Repubblica italiana gli auguri degli altri capi di Stato e speciali cerimonie ufficiali si tengono in Italia.
Prima della fondazione della Repubblica, la festa nazionale italiana era la prima domenica di giugno, anniversario della concessione dello Statuto Albertino.

Nel giugno del 1948 per la prima volta Via dei Fori Imperiali a Roma ospitava la parata militare in onore della Repubblica. L'anno seguente, con l'ingresso dell'Italia nella NATO, se ne svolsero dieci in contemporanea in tutto il Paese mentre nel 1950 la parata fu inserita per la prima volta nel protocollo delle celebrazioni ufficiali.

Attualmente il cerimoniale prevede la deposizione di una corona d'alloro al Milite Ignoto presso l'Altare della Patria a Roma e una parata militare alla presenza delle più alte cariche dello Stato.
Alla parata militare e durante la deposizione della corona d'alloro presso il Milite Ignoto, prendono parte tutte le Forze Armate, tutte le Forze di Polizia della Repubblica ed il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e della Croce Rossa Italiana.
Nel 2005, l'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ordinò che defilassero anche il Corpo di Polizia Municipale di Roma ed il personale civile della Protezione Civile. Prendono inoltre parte alla parata militare alcune delegazioni militari dell'ONU, della NATO, dell'Unione Europea e rappresentanze di reparti multinazionali che presentano una componente italiana.
Dalla sua istituzione sino alla sua temporanea abolizione, la parata militare poteva contare sulla sfilata di maggiore personale. Dopo la re-introduzione l'organico defilante fu ridotto notevolmente e nel 2006 venne praticamente eliminata la presenza di mezzi terrestri ed aerei per ragioni di bilancio.

La cerimonia prosegue nel pomeriggio con l'apertura al pubblico dei giardini del palazzo del Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica Italiana, con esecuzioni musicali da parte dei complessi bandistici dell'Esercito Italiano, della Marina Militare Italiana, dell'Aeronautica Militare Italiana, dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, del Corpo di Polizia Penitenziaria e del Corpo Forestale dello Stato.

martedì 27 maggio 2008

Gogol Bordello


I Gogol Bordello sono un gruppo musicale che nella propria musica esuberante mescola reggae, punk, hip hop e musica tradizionale ucraina, dando vita ad un genere che è stato definito come gipsy punk.
L'attuale formazione della band è formata da:
-Eugene Hütz, voce e chitarra
-Sergei Riabtsev, violino
-Yuri Lemeshev, seconda voce, fisarmonica
-Oren Kaplan, chitarra
-Thomas Gobena basso
-Rea Mochiach, basso e percussioni
-Eliot Fergusen, batteria
-Pamela Jintana Racine, percussioni
-Elizabeth Sun, percussioni

Gli strumenti musicali che usano sono i più diversi, dalla fisarmonica al fiddle, simil-violino, oltre al sax presente in alcuni dischi, il tutto mescolato al cabaret, la scena punk e il dub.

Hütz cita in un'intervista Jimi Hendrix tra le loro influenze in campo musicale, e Nikolai Gogol, di cui portano il nome, tra quelle in campo ideologico da cui un certo surrealismo, oltre a Manu Chao, Fugazi, Kalpakov, Rootsman e i Clash. In un'altra intervista rilasciata a MtvU.com, gli artisti che maggiormente hanno influenzato la band sono individuati nel gruppo The Stooges, in Sasha Kolpakov e Vladimir Visotsky.

Il loro suono è molto energetico e veloce, e le performance dal vivo sono rese spettacolari dalle coreografie, dalle due percussioniste e dall'estro del cantante.

Formatosi in un quartiere di New York nel 1993, sono conosciuti per i loro spettacoli frenetici e teatrali. Molte delle loro canzoni traggono ispirazione dalla musica tzigana, anche perché la maggior parte dei componenti è immigrato dall'Europa orientale, a partire dal loro leader Eugene Hütz allontanatosi dalla repubblica sovietica nel 1986 a causa del disastro di Chernobyl ed approdato a New York nel 1993. Qui conosce Vlad Solofar, Sasha Kazatchkoff ed Eliot Fergusen, quest'ultimo aggiunge una nota rock al suono del gruppo. Successivamente si unisce il violinista Sergei Riabtsev, già direttore teatrale a Mosca e perfetto per dare una ulteriore dose di bizzarria alla band.

I primi impieghi della band sono di semplice intrattenimento alle feste per i matrimoni di immigrati dall'Est Europa a New York. Il loro vero esordio musicale, un singolo, è stato pubblicato nel 1999, dopo di cui sono stati editi due album, un EP e un terzo disco in collaborazione con Tamir Muskat.

Nel 2005 hanno firmato un contratto con la casa discografica punk SideOneDummy Records.

Sono stati instancabilmente in tournèe in Europa e negli Stati Uniti d'America negli anni passati, ma le date fissate per il 2006 sono state cancellate per un problema fisico a un braccio di un componente. Molti dei concerti in cui hanno suonato non erano personali, ma facevano parte di festival musicali.

Recentemente, il loro singolo Start wearing purple è stato scelto come colonna sonora dei titoli di coda del film Ogni cosa è illuminata, dal romanzo omonimo di Jonathan Safran Foer, in cui Hütz ha anche uno dei ruoli principali. Il medesimo brano ha anche consentito al gruppo di guadagnarsi una nomination agli MtvU Woodie Awards 2006 nella categoria Left Field Woodie.Nel Luglio 2007 è stato pubblicato il loro ultimo album Super Taranta, contenente 14 canzoni, alcune delle quali sono state suonate durante il loro ultimo tour europeo.
Nel 2007, in occasione del Live Earth Eugene Hutz e Sergey Ryabtsev cantano con Madonna un mashup de "La Isla Bonita vs Lela Pala Tute".

Il cantante Eugene Hütz ha vissuto per un breve periodo anche in Italia, ed è rimasta traccia di questo suo soggiorno in alcune canzoni, dove si possono distinguere alcune imprecazioni in italiano; in una canzone, "Santa Marinella", il ritornello è in italiano e sono presenti varie bestemmie.

Nel 2005 Eugene Hütz ha partecipato come coprotagonista nel film Ogni cosa è illuminata, in cui interpreta la parte di Alex Pechov, un ragazzo di Odessa, Ucraina, che aiuta un americano (Elijah Wood) a ritrovare le radici della sua famiglia e nel frattempo scopre un po' delle sue. Nel 2008 partecipa all'esordio alla regia della popstar Madonna in Filth and Wisdom.

mercoledì 21 maggio 2008

Il popolo Rom

Il termine rom (in lingua romaní "rrom") fa riferimento a una delle etnie della popolazione romaní (anche detta degli zingari) originaria dell'India del Nord (media valle del Gange, oggi Uttar Pradesh) che ha lasciato l'India all'inizio dell'undicesimo secolo per giungere in Asia Minore alla fine dello stesso secolo.

I rom propriamente detti, si definiscono essi stessi rom e parlano la Lingua romaní, diffusa soprattutto nell'Europa dell'Est e in America.

Si stima che nel mondo ci siano tra i 12 e i 15 milioni di rom. Tuttavia il numero ufficiale di rom è incerto in molti paesi. Questo anche perché molti di loro rifiutano di farsi registrare come di etnia rom per paura di discriminazioni.

In Italia si stima che siano 45.000 rom di antico insediamento, di questi circa l'80% è cittadino italiano, il restante 20%, è costituito da rom provenienti dai paesi dell'Est Europa.

L'assenza di antichi documenti scritti ha comportato che per lungo tempo le origini e la storia dei rom fossero un enigma. Fino a che due secoli fa, gli antropologi ipotizzarono un origina indiana sulla base di prove legate alla lingua parlata dai rom.

La maggioranza degli storici accetta la tesi dell'origina indiana, tuttavia qualcuno ipotizza che la lingua rom sia il frutto del contatto tra questi e mercanti indiani.

Un altro indizio dell'origine indiana dei rom è la diffusione di cromosoma Y tipo H-M82 (presente nel 47.3% degli individui di sesso maschile rom), rarissimo al di fuori del subcontinente indiano. A questa caratteristica genetica si aggiunge anche la particolarità dei filamenti di DNA di tipo M contenuto nei mitocondri, tipico delle popolazioni indiane. Si pensa quindi che le popolazioni rom abbiano tendenzialmente una discendenza comune da un gruppo originario proveniente dall'India circa quaranta generazioni fa, successivamente frazionatosi.

Si ritiene che il termine rom provenga dal sanscrito Dxomba (ड़ोमब) che designava gli artisti
nell'India antica, in particolare indicava cantanti, ballerini, attori e percussionisti, che trasmettevano al popolo la saggezza indiana in un linguaggio più accessibile del sanscrito. Sotto le occupazioni moghol e soprattutto britannica la parola ha preso un senso peggiorativo che non aveva nell'India antica. Oggi, in Lingua romaní, rom significa uomo, marito e designa l'etnia stessa solamente presso i rom propriamente detti.

A volte vengono usati per indicare i rom anche altri nomi meno precisi poichè accomunano ai rom anche altre etnie, ad esempio in italiano zingari e gitani, in inglese gipsy, in spagnolo e in catalano gitanos, in portoghese cigano, in tedesco Zigeuner.

Del popolo orginario dell'India in realtà, i rom si distinguono da:

i kalé o gitani che hanno perduto l'uso della lingua rom, si definiscono kalé e vivono soprattutto in Spagna e in Sud America
i sinti (o sinte), tra i quali si possono distinguere i sinti piemontesi e lombardi, la cui lingua é largamente influenzata dall'italiano e dal piemontese, e i Sinti del Nord, la cui lingua è influenzata dal tedesco e dall'alsaziano. Essi si definiscono Sinti e sono chiamati manouches dai francesi.

All'interno del popolo rom vengono inoltre individuati dei sottogruppi sulla base di un criterio principalmente ergonimico (fatta sulla base del lavoro svolto):
Căldărari (o anche Kotlar(i) o Kalderash o Kalderásha) originari dei Balcani e migrati anche in Nord America e Europa Centrale, tradizionalmente dediti al mestiere del ramaio;

Lovára: allevatori e commercianti di cavalli (dall'ungherese ló = cavallo);
Churára o čurára: affilatori di coltelli (dal romaní čurín = coltello);

Machwáya, Boyásha e altri.

Ad ogni sottogruppo si fa seguire una ulteriore divisione per nazionalità (nátsija), quindi per discendenza (vítsa) prendendo il nome del capostipite, quindi per famiglia, per arrivare all'individuo.

La famiglia (padre, madre, figli) è la struttura base della comunità rom. Oltre essa si pone la famiglia estesa, che comprende i parenti con i quali vengono sovente mantenuti i rapporti di convivenza nello stesso gruppo, comunanza di interessi e di affari. Oltre alla famiglia estesa, presso i rom esiste la kumpánia, cioè l’insieme di più famiglie non necessariamente unite fra loro da legami di parentela, ma tutte appartenenti allo stesso gruppo ed allo stesso sottogruppo o a sottogruppi affini.
I rom adottano la religione appartenente alle popolazioni locali fra cui vivono, perché considerano la religione come un elemento culturale che deve essere acquisito per realizzare una buona integrazione sociale. Nella tradizione rom il rispetto reciproco tra le persone e i gruppi, compresi i gruppi confessionali, è più importante che l'ideologia religiosa.
Nei luoghi di pellegrinaggio si vedono rom di differenti confessioni.

Nei Balcani la maggioranza dei rom è ortodossa, in Italia sono soprattutto cattolici, come in Spagna e in Sud America, ma ci sono sempre più rom evangelici.

Porajmos (in lingua rom: «devastazione», «grande divoramento»), è il termine con cui i rom descrivono il tentativo del regime nazista di sterminare il loro popolo.
Durante l'olocausto i rom subirono persecuzioni pari a quelle degli ebrei. Nel 1935 la legge di Norimberga privò i rom della cittadinanza tedesca, dopo quella data essi furono oggetto di violenze, imprigionati in campi di concentramento e successivamente soggetti a un vero e proprio genocidio nei campi di sterminio nazisti. Questa politica di sterminio fu attuata anche nei territori occupati dalla Germania durante la guerra e dai loro alleati e in particolare dalla Croazia, dalla Romania e dall'Ungheria.

Poiché non si conosce con accuratezza il numero di rom che al 1935 vivevano in quei territori, è difficile dire con precisione quante furono le vittime. Ian Hancock, direttore del Programma di studi Rom presso l'Università del Texas ad Austin, suggerisce una cifra che oscilla tra le 500 mila e il milione e mezzo di vittime, mentre un stima di 220/500 mila vittime è fatta da Sybil Milton, storico dell'"Holocaust Memorial Museum".

Nell'Europa centrale, nei protettorati di Boemia e Moravia, lo sterminio fu così accurato che portò alla completa scomparsa della lingua rom-boema.

Dopo la seconda guerra mondiale ha preso forma un movimento che è arrivato in occasione del primo congresso nel 1971 a Londra alla creazione dell'Unione Internazionale dei Rom. Questa Unione mira al riconoscimento di un'identità e di un patrimonio culturale e linguistico nazionale senza stato né territorio, cioè presente in tutti i paesi europei.

martedì 6 maggio 2008

Den' Pobedy (День победы), il giorno della vittoria

Den' Pobedy, il giorno della vittoria. Questa é la data che in quasi tutta Europa segna la fine della Seconda Guerra Mondiale: per i russi il 9 maggio é la festa civile per eccellenza. Loro non dicono Seconda Guerra Mondiale ma la Seconda Grande Guerra Patriottica (Vtoraja Velikaja Otecestvennaja Vojnà) - la prima é quella del 1812 su Napoleone.

Una guerra cominciata nel giugno del 1941 (tremava il cielo nel giugno '41 scrive il poeta Evgenij Evtushenko ricordando la sua fuga di ragazzino sfollato) con l'invasione delle truppe tedesche. Quanto a sorpresa rimane ancora un enigma della storia, perché la voce di Stalin tacerà fino al 3 luglio, gettando nello sconforto un paese allo sbando, che oltretutto aveva perso nelle purghe degli anni '3O tutti i generali migliori. Il discorso di Stalin alla radio, appellandosi ai fratelli patrioti, e non come al solito ai tovarishi, dà il via a una riscossa dolorosissima, che ha come episodi più famosi l'assedio di Leningrado, durato oltre novecento giorni, e la battaglia di Stalingrado.

L'Unione Sovietica é stato il paese più crudelmente devastato; nelle sue province più occidentali, in Ucraina e Bielorussia, particolarmente feroce é stata la deportazione degli ebrei (la strage di Baby Jar a Kiev, dolorosamente cantata dal già citato Evtushenko, é un episodio terribile e trascurato di una tragedia che al giorno d'oggi sembra ripetersi con foschi segnali).

I morti alla fine sono oltre venti milioni, e ancora oggi il gap tra uomini e donne in Russia non é stato colmato.
I ricordi di questa giornata coinvolgono vecchi e giovani: sin dal mattino tutti si salutano s prazdnikom (buona festa) in modo affettuoso e solenne. Chi sceglie gli immensi boschi di betulle per i picnic a base di shashlik (spiedini) non dimentica di brindare alla vittoria, alla vita, alle vittime della guerra.
Si leggono poesie, si ripercorrono memorie familiari; nelle città invece si organizzano parate militari, sfilate di veterani a cui gettare fiori. Non si dimenticano le donne rimaste a casa, e quelle che al fronte hanno combattuto il nemico financo in squadriglie agguerrite di piloti. La serata si conclude ai primi cenni della notte con i saljut, ovvero i fuochi artificiali che illuminano il cielo terso e chiaro di maggio.

Nessun russo può dimenticare il Den' Pobedy: per i nostri occhi più smaliziati questa festa può apparire piena di retorica, di frasi fatte, di mentalità militare e sciovinista. Ma per la Russia confusa di oggi il ricordo di una grande vittoria dà un segno tangibile di speranza. Ci sono veterani morti di crepacuore quando delle inchieste televisive hanno gettato delle ombre sul destino sovietico nella guerra. E' a loro che va il più grande rispetto. E ai bambini, a tutti gli innocenti morti in questa guerra infinita. S prasdnikom, za zdorov'e.