martedì 6 maggio 2008

Den' Pobedy (День победы), il giorno della vittoria

Den' Pobedy, il giorno della vittoria. Questa é la data che in quasi tutta Europa segna la fine della Seconda Guerra Mondiale: per i russi il 9 maggio é la festa civile per eccellenza. Loro non dicono Seconda Guerra Mondiale ma la Seconda Grande Guerra Patriottica (Vtoraja Velikaja Otecestvennaja Vojnà) - la prima é quella del 1812 su Napoleone.

Una guerra cominciata nel giugno del 1941 (tremava il cielo nel giugno '41 scrive il poeta Evgenij Evtushenko ricordando la sua fuga di ragazzino sfollato) con l'invasione delle truppe tedesche. Quanto a sorpresa rimane ancora un enigma della storia, perché la voce di Stalin tacerà fino al 3 luglio, gettando nello sconforto un paese allo sbando, che oltretutto aveva perso nelle purghe degli anni '3O tutti i generali migliori. Il discorso di Stalin alla radio, appellandosi ai fratelli patrioti, e non come al solito ai tovarishi, dà il via a una riscossa dolorosissima, che ha come episodi più famosi l'assedio di Leningrado, durato oltre novecento giorni, e la battaglia di Stalingrado.

L'Unione Sovietica é stato il paese più crudelmente devastato; nelle sue province più occidentali, in Ucraina e Bielorussia, particolarmente feroce é stata la deportazione degli ebrei (la strage di Baby Jar a Kiev, dolorosamente cantata dal già citato Evtushenko, é un episodio terribile e trascurato di una tragedia che al giorno d'oggi sembra ripetersi con foschi segnali).

I morti alla fine sono oltre venti milioni, e ancora oggi il gap tra uomini e donne in Russia non é stato colmato.
I ricordi di questa giornata coinvolgono vecchi e giovani: sin dal mattino tutti si salutano s prazdnikom (buona festa) in modo affettuoso e solenne. Chi sceglie gli immensi boschi di betulle per i picnic a base di shashlik (spiedini) non dimentica di brindare alla vittoria, alla vita, alle vittime della guerra.
Si leggono poesie, si ripercorrono memorie familiari; nelle città invece si organizzano parate militari, sfilate di veterani a cui gettare fiori. Non si dimenticano le donne rimaste a casa, e quelle che al fronte hanno combattuto il nemico financo in squadriglie agguerrite di piloti. La serata si conclude ai primi cenni della notte con i saljut, ovvero i fuochi artificiali che illuminano il cielo terso e chiaro di maggio.

Nessun russo può dimenticare il Den' Pobedy: per i nostri occhi più smaliziati questa festa può apparire piena di retorica, di frasi fatte, di mentalità militare e sciovinista. Ma per la Russia confusa di oggi il ricordo di una grande vittoria dà un segno tangibile di speranza. Ci sono veterani morti di crepacuore quando delle inchieste televisive hanno gettato delle ombre sul destino sovietico nella guerra. E' a loro che va il più grande rispetto. E ai bambini, a tutti gli innocenti morti in questa guerra infinita. S prasdnikom, za zdorov'e.

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