mercoledì 21 maggio 2008

Il popolo Rom

Il termine rom (in lingua romaní "rrom") fa riferimento a una delle etnie della popolazione romaní (anche detta degli zingari) originaria dell'India del Nord (media valle del Gange, oggi Uttar Pradesh) che ha lasciato l'India all'inizio dell'undicesimo secolo per giungere in Asia Minore alla fine dello stesso secolo.

I rom propriamente detti, si definiscono essi stessi rom e parlano la Lingua romaní, diffusa soprattutto nell'Europa dell'Est e in America.

Si stima che nel mondo ci siano tra i 12 e i 15 milioni di rom. Tuttavia il numero ufficiale di rom è incerto in molti paesi. Questo anche perché molti di loro rifiutano di farsi registrare come di etnia rom per paura di discriminazioni.

In Italia si stima che siano 45.000 rom di antico insediamento, di questi circa l'80% è cittadino italiano, il restante 20%, è costituito da rom provenienti dai paesi dell'Est Europa.

L'assenza di antichi documenti scritti ha comportato che per lungo tempo le origini e la storia dei rom fossero un enigma. Fino a che due secoli fa, gli antropologi ipotizzarono un origina indiana sulla base di prove legate alla lingua parlata dai rom.

La maggioranza degli storici accetta la tesi dell'origina indiana, tuttavia qualcuno ipotizza che la lingua rom sia il frutto del contatto tra questi e mercanti indiani.

Un altro indizio dell'origine indiana dei rom è la diffusione di cromosoma Y tipo H-M82 (presente nel 47.3% degli individui di sesso maschile rom), rarissimo al di fuori del subcontinente indiano. A questa caratteristica genetica si aggiunge anche la particolarità dei filamenti di DNA di tipo M contenuto nei mitocondri, tipico delle popolazioni indiane. Si pensa quindi che le popolazioni rom abbiano tendenzialmente una discendenza comune da un gruppo originario proveniente dall'India circa quaranta generazioni fa, successivamente frazionatosi.

Si ritiene che il termine rom provenga dal sanscrito Dxomba (ड़ोमब) che designava gli artisti
nell'India antica, in particolare indicava cantanti, ballerini, attori e percussionisti, che trasmettevano al popolo la saggezza indiana in un linguaggio più accessibile del sanscrito. Sotto le occupazioni moghol e soprattutto britannica la parola ha preso un senso peggiorativo che non aveva nell'India antica. Oggi, in Lingua romaní, rom significa uomo, marito e designa l'etnia stessa solamente presso i rom propriamente detti.

A volte vengono usati per indicare i rom anche altri nomi meno precisi poichè accomunano ai rom anche altre etnie, ad esempio in italiano zingari e gitani, in inglese gipsy, in spagnolo e in catalano gitanos, in portoghese cigano, in tedesco Zigeuner.

Del popolo orginario dell'India in realtà, i rom si distinguono da:

i kalé o gitani che hanno perduto l'uso della lingua rom, si definiscono kalé e vivono soprattutto in Spagna e in Sud America
i sinti (o sinte), tra i quali si possono distinguere i sinti piemontesi e lombardi, la cui lingua é largamente influenzata dall'italiano e dal piemontese, e i Sinti del Nord, la cui lingua è influenzata dal tedesco e dall'alsaziano. Essi si definiscono Sinti e sono chiamati manouches dai francesi.

All'interno del popolo rom vengono inoltre individuati dei sottogruppi sulla base di un criterio principalmente ergonimico (fatta sulla base del lavoro svolto):
Căldărari (o anche Kotlar(i) o Kalderash o Kalderásha) originari dei Balcani e migrati anche in Nord America e Europa Centrale, tradizionalmente dediti al mestiere del ramaio;

Lovára: allevatori e commercianti di cavalli (dall'ungherese ló = cavallo);
Churára o čurára: affilatori di coltelli (dal romaní čurín = coltello);

Machwáya, Boyásha e altri.

Ad ogni sottogruppo si fa seguire una ulteriore divisione per nazionalità (nátsija), quindi per discendenza (vítsa) prendendo il nome del capostipite, quindi per famiglia, per arrivare all'individuo.

La famiglia (padre, madre, figli) è la struttura base della comunità rom. Oltre essa si pone la famiglia estesa, che comprende i parenti con i quali vengono sovente mantenuti i rapporti di convivenza nello stesso gruppo, comunanza di interessi e di affari. Oltre alla famiglia estesa, presso i rom esiste la kumpánia, cioè l’insieme di più famiglie non necessariamente unite fra loro da legami di parentela, ma tutte appartenenti allo stesso gruppo ed allo stesso sottogruppo o a sottogruppi affini.
I rom adottano la religione appartenente alle popolazioni locali fra cui vivono, perché considerano la religione come un elemento culturale che deve essere acquisito per realizzare una buona integrazione sociale. Nella tradizione rom il rispetto reciproco tra le persone e i gruppi, compresi i gruppi confessionali, è più importante che l'ideologia religiosa.
Nei luoghi di pellegrinaggio si vedono rom di differenti confessioni.

Nei Balcani la maggioranza dei rom è ortodossa, in Italia sono soprattutto cattolici, come in Spagna e in Sud America, ma ci sono sempre più rom evangelici.

Porajmos (in lingua rom: «devastazione», «grande divoramento»), è il termine con cui i rom descrivono il tentativo del regime nazista di sterminare il loro popolo.
Durante l'olocausto i rom subirono persecuzioni pari a quelle degli ebrei. Nel 1935 la legge di Norimberga privò i rom della cittadinanza tedesca, dopo quella data essi furono oggetto di violenze, imprigionati in campi di concentramento e successivamente soggetti a un vero e proprio genocidio nei campi di sterminio nazisti. Questa politica di sterminio fu attuata anche nei territori occupati dalla Germania durante la guerra e dai loro alleati e in particolare dalla Croazia, dalla Romania e dall'Ungheria.

Poiché non si conosce con accuratezza il numero di rom che al 1935 vivevano in quei territori, è difficile dire con precisione quante furono le vittime. Ian Hancock, direttore del Programma di studi Rom presso l'Università del Texas ad Austin, suggerisce una cifra che oscilla tra le 500 mila e il milione e mezzo di vittime, mentre un stima di 220/500 mila vittime è fatta da Sybil Milton, storico dell'"Holocaust Memorial Museum".

Nell'Europa centrale, nei protettorati di Boemia e Moravia, lo sterminio fu così accurato che portò alla completa scomparsa della lingua rom-boema.

Dopo la seconda guerra mondiale ha preso forma un movimento che è arrivato in occasione del primo congresso nel 1971 a Londra alla creazione dell'Unione Internazionale dei Rom. Questa Unione mira al riconoscimento di un'identità e di un patrimonio culturale e linguistico nazionale senza stato né territorio, cioè presente in tutti i paesi europei.

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