martedì 19 febbraio 2008

Il Kosovo proclama l'indipendenza

Il dado è tratto. Il Kosovo «è uno Stato orgoglioso, indipendente e libero». Lo ha detto il premier Hashim Thaci, parlando alla riunione straordinaria del Parlamento di Pristina, che ha in agenda due temi: oltre alla dichiarazione d'indipendenza, l'adozione dei simboli dello Stato. «Siamo fra le nazioni democratiche libere» ha aggiunto Thaci. Il Parlamento ha approvato con un voto formale la dichiarazione d'indipendenza. «Il Kosovo è uno Stato sovrano, indipendente e democratico» ha annunciato il presidente del Parlamento, Jakup Kuasniqi, che ha firmato la dichiarazione insieme allo stesso Thaci e al presidente Fatmir Sejdiu. Poi l'annuncio pubblico.

Immediata la risposta serba, per bocca del Capo dello Stato. Boris Tadic ha detto che il suo Paese non riconoscerà mai l'indipendenza del Kosovo. «Belgrado ha reagito e reagirà con tutti i mezzi pacifici, diplomatici e legali per annullare quanto messo in atto dalle istituzioni del Kosovo». E il premier serbo Kostunica: «Nasce illegalmente uno Stato fantoccio. Il Kosovo è un falso Stato». Intanto a Belgrado ci sono stati scontri tra manifestanti serbi e polizia, davanti all'ambasciata americana e in altri punti della città.

In Kosovo invece la proclamazione dell'indipendenza ha generato una forte euforia in tutto il Paese. Già da sabato sera Pristina aveva vissuto ore di entusiasmo collettivo: sirene, clacson, auto in festa per le strade, mentre la gente festeggiava al grido «Kosovo, Kosovo!». Domenica sono arrivate le prime corriere dall'Albania, con gruppi di persone decise a unirsi ai «fratelli» kosovari per festeggiare. Ovunque striscioni e poster con slogan patriottici e messaggi d'auguri, ma anche inviti alla moderazione, oltre che bandiere albanesi (rosse con l'aquila nera al centro) e americane. Qua e là pure vessilli dell'Ue e di qualche singolo Paese europeo.

«Tutti i preparativi sono stati ultimati, ogni passo delle istituzioni sarà coordinato con i partner internazionali» aveva spiegato Thaci prima della dichiarazione, ribadendo che l'implementazione dell'indipendenza verrà coordinata con l'Unione Europea. Il premier aveva ribadito che «l’influenza di Belgrado sul Kosovo è definitivamente tramontata», pur impegnandosi a difendere la minoranza serba «in ogni circostanza».

Dall’Africa, dove è impegnato in un tour di sei giorni, il presidente americano Bush non ha mancato di rinnovare il suo sostegno al Kosovo: «Siamo rincuorati dal fatto che il governo abbia chiaramente proclamato la sua volontà e il suo desiderio di sostenere i diritti dei serbi in Kosovo - ha detto da Dar Es Salaam, in Tanzania, aggiungendo che gli Stati Uniti continueranno a lavorare con i loro alleati per prevenire future violenze -. Crediamo inoltre che sia nell’interesse della Serbia essere allineata con l’Europa e che il popolo serbo sappia che ha un amico nell’America».

Ben diversa la posizione della Russia, che subito dopo la proclamazione dell'indipendenza, ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sottolineando che supporterà pienamente le istanze giustificate della Serbia che vuole restaurare la sovranità sul Kosovo.

L’Unione europea si appella invece alla calma, e ammonisce che «la comunità internazionale non tollererà alcuna azione violenta in Kosovo». Il portavoce del Consiglio Ue, Jens Mester, si è rivolto sia alla maggioranza albanese che alla minoranza serba: «Ci appelliamo a tutte le parti in Kosovo e nella regione allargata a rimanere calmi e a non reagire a qualsiasi provocazione».

(Corriere della Sera.it)

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