domenica 30 dicembre 2007

Tenzin Gyatso

Tenzin Gyatso - nato Lhamo Dondrub - (Taktser, 6 luglio 1935) è un religioso tibetano. È il XIV Dalai Lama, premio Nobel per la pace nel 1989 ed esponente del pacifismo.
Vive dal 1959 in esilio in India, a Dharamsala (Himachal Pradesh), con un seguito di 120.000 tibetani in seno ai quali ha costituito il governo tibetano in esilio.

Nato nel 1935 in un villaggio nel nord est del Tibet, all'età di due anni venne riconosciuto come reincarnazione del XIII Dalai Lama Thubten Gyatso. Per effetto di ciò fu proclamato Dalai Lama e ribattezzato Jetsun Jamphel Ngawang Lobsang Yeshe Tenzin Gyatso, ovvero Sacro Signore, Gloria gentile, Compassionevole, Difensore della fede, Oceano di saggezza.

I buddhisti tibetani si riferiscono a lui come Yeshe Norbu ("la gemma che realizza i desideri") o semplicemente Kundun ("la Presenza"). Nel mondo occidentale è spesso chiamato Sua Santità il Dalai Lama.
Tenzin Gyatso cominciò la sua educazione all'età di sei anni. A venticinque anni (nel 1959) discusse il suo esame finale nel Tempio Jokhan a Lhasa, durante la festa annuale Monlam. Superò l'esame con onore e gli venne conferito il diploma Lharampa, il titolo di studio più alto.

Oltre ad essere la guida spirituale più influente del buddhismo tibetano, il Dalai Lama è anche per tradizione il capo di stato del Tibet con potere decisionale. Il 17 novembre 1950 Tenzin Gyatso venne incoronato come guida temporanea del Tibet ma fu in grado di governare il paese per poco tempo, dato che nell'ottobre dello stesso anno l'esercito della Repubblica Popolare Cinese invase il suo Paese.

Nel 1954 il Dalai Lama fu a Pechino per negoziati con i capi cinesi Mao Zedong, Zhou Enlai e Deng Xiaoping, che si conclusero senza successo.

Dopo un fallito tentativo (aiutato dagli USA) di rivolta contro la Cina, il Dalai Lama fuggì il 17 marzo 1959, arrivò in India il 31 e si rifugiò a Dharamsala, dove risiede tuttora con il governo tibetano in esilio.

Nel 1989 Tenzin Gyatso ricevette il premio Nobel per la pace. Il 14 maggio 1995 il Dalai Lama proclamò Gedhun Nyima undicesima reincarnazione del Panchen Lama, ma la Cina rapì il bambino e nominò come reincarnazione un altro bambino Gyancain Norbu. Gedhun Choekyi Nyima (oggi sedicenne) è tuttora prigioniero della Cina.

Tenzin Gyatso è il primo Dalai Lama che si è trovato a dover operare dall'estero e contemporaneamente il primo che ha visitato le nazioni occidentali cercando di promuovere la sua causa e di far conoscere al mondo i principi del buddhismo.

Il Dalai Lama parla l'inglese ed ha ottenuto la simpatia del mondo occidentale per la sua battaglia in nome dell'autodeterminazione del popolo tibetano. Molte celebrità di Hollywood (in particolare Richard Gere) lo hanno pubblicamente sostenuto.

Tenzin Gyatso è stato più volte "denunciato" dalla Cina come fautore dell'indipendenza tibetana mentre la sua posizione politica attuale è che non sia obbligatoria l'indipendenza totale del Tibet, ma solo è necessaria la sua autonomia negli affari interni (autodeterminazione), lasciando la gestione della difesa e degli affari esteri alla Cina.

Anche se non in modo continuato, ci sono stati colloqui fra il governo tibetano in esilio e la Cina ma mentre quest'ultimo desidera soprattutto discutere dello stato del Tibet all'interno della Cina, la repubblica popolare cinese vuole limitare gli accordi alle condizioni del ritorno del Dalai Lama in Tibet.

Il 18 aprile 2005 l'autorevole rivista Time Magazine ha inserito il Dalai Lama tra le 100 personalità più influenti del pianeta.

Il 14 ottobre 2006, presso l'Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi Roma Tre, Tenzin Gyatzo ha ricevuto la laurea honoris causa in biologia, come riconoscimento per il suo interesse e il suo impegno per la scienza e in particolare per le discipline neurobiologiche.

Il 16 ottobre 2007 è ricevuto dal Congresso degli Stati Uniti che lo ha insignito della più alta onorificienza per i civili, la Medaglia d'Oro. Questo fatto ha provocato accese proteste da parte del governo cinese.

Nella prima metà del dicembre 2007 ha compiuto un viaggio in Italia: oggetto di critiche è stato il fatto che nè il capo della chiesa cattolica, papa Benedetto XVI, nè il presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi, abbiano ricevuto ufficialmente il Dalai Lama, per paura di aprire l'ennesimo incidente diplomatico con la Cina. Il religioso è stato comunque ricevuto dal presidente della Camera, Fausto Bertinotti, da esponenti del clero cattolico ed esponenti di altre religioni.

Il 10 dicembre 1989 venne conferito a Tenzin Gyatso il Premio Nobel per la pace.
In un comunicato il Comitato annunciò le motivazioni:

« Il Comitato norvegese per il Nobel ha deciso di attribuire il Nobel per la pace per il 1989 al 14° Dalai Lama, Tenzin Gyatso, leader politico e religioso del popolo tibetano. Il Comitato desidera sottolineare il fatto che il Dalai Lama nella sua lotta per la liberazione del Tibet ha sempre e coerentemente rifiutato l'uso della violenza, preferendo ricercare soluzioni pacifiche basate sulla tolleranza ed il rispetto reciproco, per preservare il retaggio storico e culturale del Suo popolo. Il Dalai Lama ha sviluppato la propria filosofia di pace a partire da un reverente rispetto per tutto ciò che è vivo, basandosi sul concetto della responsabilità universale che unisce tutta l'umanità al pari della natura. Il Comitato ritiene che Sua Santità abbia avanzato proposte costruttive e lungimiranti per la soluzione dei conflitti internazionali, e per affrontare il problema dei diritti umani e le questioni ambientali globali. »

Il Dalai Lama, alla cerimonia di consegna del prestigioso riconoscimento, dichiarò:

« Mi considero solo un semplice monaco buddhista. Niente di più, niente di meno. Quello che è importante non sono io ma il popolo tibetano. Questo premio rappresenta un incoraggiamento per i sei milioni di abitanti del Tibet che da oltre quarant'anni stanno vivendo il più doloroso periodo della propria storia. Nonostante ciò la determinazione della gente, il suo legame con i valori spirituali e la pratica della non violenza rimangono inalterati. Il premio Nobel è un riconoscimento alla fede e alla perseveranza del popolo tibetano. »


« Prima di addormentarmi, penso sempre per qualche minuto. Penso alla gente in Tibet. A quello che sta soffrendo, al suo dolore. E mentalmente recito una preghiera di ringraziamento per essere libero. Un rifugiato, ma libero. Che può parlare per il suo popolo e cercare di alleviarne le sofferenze. »


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