mercoledì 22 agosto 2007

Un futuro alimentare a base di patate

In Perù, ormai da due anni, il 30 maggio si festeggia la patata, alimento tipicamente andino il cui centro di origine è stato individuato negli anni trenta dal botanico russo Nicolaj Vavilov. Ma l'umile tubero è molto più antico, risale a 8000 anni fa, e lo conferma anche una recente ricerca di David Spooner, del Dipartimento di agricoltura statunitense: l'anno scorso - dopo uno studio su 261 varietà silvestri e 98 varietà coltivate - ha confermato che l'area di origine del Solanum tuberosum si trova tra le regioni di Cuzco e Puno, e che le prime coltivazioni di patate erano situate nei dintorni del lago Titicaca, all'attuale frontiera tra Perù e Bolivia. Al tempo delle culture pre-ispaniche, il tubero giocò un ruolo importante nell'alimentazione indigena e popolare. I primi a addomesticare varietà di patate selvatiche furono le comunità andine di Puno, che riuscirono a disidratare i tuberi per trasformarli in polvere di chuño e poter così conservare il prezioso alimento anche per lunghi periodi.

Ma il significato della patata, nel mondo pre-ispanico, trascende da quello economico o nutrizionale per trasformarsi in un elemento che spiega la cosmovisione andina e lo sviluppo di quella società. All'epoca il tubero era così presente nella vita quotidiana degli indios che, tra le unità di tempo impiegate, una addirittura equivaleva alla durata di cottura di una pentola di patate. Ciononostante l'abitudine alimentare di mangiare patate in Perù, col passare dei secoli, è molto diminuita, fino ad arrivare ad un consumo annuale procapite di 87 chili. Così ora festeggiare il tubero con tanto di decreto istituzionale è un modo per promuoverne un consumo maggiore e prepararsi alla celebrazione dell'anno internazionale della patata, indetto per il 2008 dalla Fao, l'Organizzazione dell'Onu per l'agricoltura e l'alimentazione. «Ospite speciale» sarà non a caso il Perù, perché è il paese andino che ospita l'Arca dei tuberi, il Cip (Centro internacional de la papa), dove se ne conservano 3.900 distinte varietà, delle 7.500 esistenti in tutto il mondo, di cui 1.950 sono silvestri. Una riserva strategica per l'agricoltura e l'alimentazione mondiale. Che si presti a mille fantasie dell'arte culinaria infatti non v'è dubbio, ed è anche ricca di carboidrati, amido e fibre. Ma non è solo per questo che la patata sta diventando la protagonista di tanti spot pubblicitari, anche da noi.

Si prevede che per i prossimi venti anni, ogni anno, la popolazione mondiale aumenterà mediamente di 100 milioni di persone, delle quali oltre il 95% vedrà la luce in paesi in via di sviluppo, dove già viene esercitata un'intensa pressione sulle terre e sull'acqua. Pertanto il mondo affronta la sua sfida decisiva: garantire la sicurezza alimentare alle generazioni attuali e future e, insieme, proteggere le risorse naturali di base da cui l'agricoltura dipende. E la patata avrà un importante ruolo di complemento in un sistema alimentare basato soprattutto su granaglie e cereali.

Dalle pianure di Yunnan in Cina, all'India subtropicale, alle montagne ecuadoriane di Java fino alla steppa ucraina, la superficie terrestre coltivata attualmente a patate supera i 190 mila chilometri quadrati e una produzione annuale oltre i 323 milioni di tonnellate. Non che la patata possa sostituire i cereali, che come alimento contengono un po' più proteine (fino al 10-12%, contro meno 3% della papata) e sono più facili da conservare (il seme è secco, meno del 10% di umidità), senza contare che grano e orzo crescono in tutti i climi. E però, se è vero che in Europa e in tutto il mondo «sviluppato» il consumo dell'umile tubero è diminuito, tutto sta a indicare che nel prossimo futuro potrebbe riacquistare un ruolo e anche le nostre abitudini alimentari subiranno cambiamenti.

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