giovedì 30 agosto 2007

Un passato che non passa

In occasione della Giornata internazionale per le persone scomparse, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha pubblicato un report nel quale stima in circa 18mila i 'desaparecidos' dei conflitti causati dal collasso della ex-Jugoslavia negli anni Novanta.

Per la precisione, il report parla di 17882 vite spezzate, persone delle quali non si è saputo più nulla. Il triste primato delle persone scomparse spetta alla guerra in Bosnia – Erzegovina, dove 13449 persone sono state inghiottite dalla violenza dei combattimenti e della pulizia etnica. Nel conflitto in Croazia invece, sono 2386 le persone di cui si è persa ogni traccia, e altre 2047 persone sono scomparse dopo l'intervento delle truppe della Nato in Kosovo, contro la Serbia.
“Da anni, e dall'inizio della guerra nella ex-Jugoslavia, la Cicr ha appoggiato gli appelli delle famiglie degli scomparsi”, ha commentato Paul Arni, capo della delegazione Cicr di Belgrado, “che ancora sperano di avere notizie sulla sorte dei loro famigliari”.

Il giorno 11 di ogni mese, a Tuzla, in Bosnia – Erzegovina, la associazione civica "Zene Srebrenice" (Donne di Srebrenica), percorre le vie della città fino alla Piazza della Fontana, in centro, portando i drappi con i nomi dei propri cari scomparsi. E' una nuova Plaza de Mayo, in Europa. Srebrenica è diventata il simbolo dei massacri avvenuti nei Balcani: circa 8mila uomini e ragazzi bosniaci vennero trucidati l'11 luglio 1995 dalle truppe serbo – bosniache, nonostante l'enclave musulmana fosse stata dichiarata zona protetta dall'Onu. Ad oggi, nel memoriale di Potocari, dove riposano le vittime, ci sono solo 1400 salme identificate. Anche i serbi hanno i loro desaparecidos e, a maggio dello scorso anno, il governo di Sarajevo ha accettato l'istituzione di un commissione d'inchiesta che indaghi sulla sorte dei serbi della capitale bosniaca che sarebbero stati oggetto di violenze, assassini e sparizioni forzate durante il conflitto.


(Ch.E.)

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