martedì 18 settembre 2007

Emmanuel Sanon

Emmanuel Sanon. Chi? Nome e cognome dicono poco a quelli che si vantano di capire e conoscere il calcio di oggi. Eppure, nel 1974 il calciatore di Haiti divenne una celebrità. Lo chiamavano "Manno", ed era cresciuto in un quartiere tipo Bronx nel quale si imparava presto a scappare. A Petionville giocava in una squadretta dal nome italiano, la "Don Bosco". Un segno del destino, forse, per quello che nel frattempo era diventato il pupillo del dittatore Duvalier.

Il Messico e Trinidad non riuscirono a fermare la marcia inarrestabile di Haiti verso il mondiale. Era il 1974, e il titolo si sarebbe assegnato in Germania. Il sorteggio mise nello stesso girone l'Italia vice-campione del mondo, la Polonia di Deyna e Szarmach, l'Argentina di Perfumo e Haiti, prima squadra dei Caraibi ad un mondiale.

All'esordio, dunque, Italia-Haiti. Per gli uomini di Valcareggi, reduci dal Messico dove il Brasile di Pelè gli aveva bloccato la strada verso la definitiva conquista della Coppa Rimet, si prospettava una passeggiata. Un allenamento, quasi. Zoff non prendeva gol da tempo immemorabile. Riva e Rivera erano sempre più grandi. Burgnich, Morini e Spinosi formavano una difesa inespugnabile. Eppure, non tutto filò liscio, anzi. Il primo tempo finì 0-0, anche grazie alle parate decisive del portiere Francillon e al tifo, decisamente contrario agli azzurri. Nel secondo tempo, dopo appena un minuto si materializzò quella che sembrava potesse essere la nuova disfatta, la "Corea" degli anni '70.

Sanon si impossessò del pallone nella sua metà campo, e uno dopo l'altro fece fuori i terzini, saltandoli come birilli. Una corsa che non finiva mai. Cinquanta metri e poi, lì davanti, Zoff. Il portierone. Imbattuto da 12 partite. 1142 minuti in cui nessuno aveva obbligato il Dino azzurro a raccogliere il pallone in rete. Zoff in ginocchio, Sanon in trionfo. Poco importa che poi, per fortuna, l'Italia riuscì ad aggiustare la partita e vinse 3-1. "Manno", con quel gol, aveva ipotecato il futuro.

Al ritorno in patria, infatti, venne letteralmente accolto come un re. Ebbe onorificenze, soldi, lauree ad honorem e un contratto per giocare all'estero, in Belgio e negli Stati Uniti. Scrisse un libro sulla sua vita e il sindaco di Miami gli dette le chiavi della città. Il gol realizzato a Zoff pagò bene, eccome.

(Mario Amitrano)

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