Nuovi dati rivelano importanti progressi nella lotta alla mortalità infantile, con un declino del numero di decessi annui di bambini sotto i 5 anni. La mortalità infantile ha toccato il picco più basso da sempre, scendendo sotto i 10 milioni di morti all'anno e attestandosi a 9,7 milioni, rispetto ai 13 milioni del 1990.
«Questo è un momento storico» ha affermato il Direttore generale dell'UNICEF Ann Veneman. «Sopravvivono più bambini oggi che mai prima in passato. Dobbiamo far leva su questo successo sanitario per accelerare il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.» Tra gli Obiettivi del Millennio vi è l'impegno a ridurre di 2/3 la mortalità infantile tra il 1990 e il 2015, un risultato che salverebbe la vita di altri 5,4 milioni di bambini da oggi al 2015. Non vi è però ragione di compiacersi, ha sottolineato il Direttore generale dell'UNICEF: «La perdita ogni anno di 9,7 milioni di giovani vite è inaccettabile. La maggior parte di queste morti sono prevenibili e, come dimostrano i recenti progressi, le soluzioni sono sperimentate e collaudate. Sappiamo che la vita dei bambini può essere salvata quando abbiano accesso a servizi sanitari integrati, erogati su base comunitaria e sostenuti da un efficace sistema di rinvio a strutture specializzate.»
I nuovi dati sulla mortalità infantile sono ricavati da una vasta gamma di fonti statistiche, inclusi due gruppi di ricerche realizzate su base familiare: rilevazioni indicatori multi-campione (MICS) e rilevazioni demografiche su base familiare (DHS). L'ultima serie di indagini su indicatori multi-campione (MICS) è stata effettuata da UNICEF e altre agenzie ONU tra il 2005 e il 2006 in oltre 50 paesi e, insieme alle rilevazioni DHS finanziate da USAID, costituisce la più ampia fonte di informazioni sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e la base di valutazione dei progressi in termini di sopravvivenza infantile. I risultati confermano i rapporti già pubblicati quest'anno sui progressi contro la mortalità da morbillo, con un calo del 60% rispetto al 1999, che arriva al 75% nell'Africa Subsahariana.
Un rapido declino della mortalità sotto i 5 anni si è avuto nelle regioni dell'America latina e Caraibi, dell'Europa centrale e orientale, nella Comunità degli Stati Indipendenti (ex URSS), nell'Asia orientale e Pacifico. Rispetto alle precedenti rilevazioni del 1999-2000, molti paesi hanno compiuto progressi particolarmente significativi, con il Marocco, il Vietnam e la Repubblica Dominicana che hanno ridotto i tassi di mortalità infantile di oltre un terzo, il Madagascar del 41% e Sao Tome e Principe del 48%. Dei 9,7 milioni di morti infantili che si verificano ogni anno, 3,1 milioni avvengono in Asia meridionale e 4,8 nell'Africa Subsahariana. Nei Paesi in via di sviluppo i tassi di mortalità infantile sono considerevolmente più elevati tra i bambini che vivono nelle aree rurali e nelle famiglie più povere. Nei Paesi industrializzati si registrano appena 6 morti infantili ogni 1.000 nati vivi. America latina e Caraibi sono sulla via di raggiungere l'Obiettivo del Millennio relativo alla mortalità infantile, con 27 decessi infantili ogni 1.000 nati vivi, contro i 55 del 1990. Si registrano progressi significativi anche in alcune parti dell'Africa subsahariana: tra il 2000 e il 2004 la mortalità sotto i 5 anni è diminuita del 29% in Malawi e di oltre il 20% in Etiopia, Mozambico, Namibia, Niger, Ruanda e Tanzania. I più alti tassi di mortalità infantile si registrano ancora nei paesi dell'Africa centrale e occidentale. In Africa meridionale i progressi faticosamente ottenuti sono messi a rischio dalla diffusione dell'HIV/AIDS.
Molti dei progressi ottenuti sono il risultato dell'adozione su vasta scala di interventi sanitari di base, come l'allattamento al seno immediato ed esclusivo, la vaccinazione contro il morbillo, la somministrazione di vitamina A e l'utilizzo di zanzariere trattate con insetticidi per prevenire la malaria. Inoltre, rispetto al passato, si registra a livello mondiale un sostegno senza precedenti alla sanità, con un aumento degli stanziamenti di fondi e più estese alleanze tra i governi, il settore privato, le fondazioni internazionali e la società civile. «I nuovi dati dimostrano che i progressi sono possibili, quando si agisca con rinnovata urgenza per estendere gli interventi che si sono già rivelati efficaci» ha dichiarato il Direttore generale dell'UNICEF Ann Veneman. «Vi è un immediata necessità di intervenire, in Africa e altrove.»
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