Questa la punizione per i proprietari del ristorante Café del Mar, Miraflores, provincia di Lima, Perù.
La loro colpa: essere razzista.
È la prima volta che in Perù accade una cosa simile. L'elite bianca va da sempre spadroneggiando in un paese a maggioranza indigena e discriminare chi ha la pelle scura è un modus vivendi. Ma qualcosa sta cambiando.
La festa è finita.
Pieni di soldi e di autostima, i bianchi tirano le fila dell'economia peruviana e si sono ritagliati angoli di lusso off-limits in ogni parte del paese.
Dall'altra parte, la massa di cittadini, indios o meticci, costretti al limite della soglia di povertà e senza prospettive, se non quella di emigrare e spedire le rimesse alla famiglia.
Quasi la metà dei peruviani vive sotto la soglia di povertà, ossia con meno di due dollari al giorno.
Di questi, cinque milioni su una popolazione di 28, vivono in situazioni drammatiche, con meno di 30 dollari al mese.
Le ultime elezioni, che hanno visto il populista Hollanta Humala, indigeno per gli indigeni, spopolare quasi fino a far crollare l'egemonia dei soliti noti, la dice lunga sullo stato di salute del paese.
Per questo, oltre a investire somme da capogiro nella lotta alla fame e alla povertà, il presidente Alan Garcia ha deciso di cavalcare la linea inaugurata dal suo predecessore nel 2004, ossia combattere il razzismo a suon di leggi.
Dalle multe salate, il Congresso è passato pochi mesi fa a imporre persino il carcere per tutti coloro che verranno condannati per discriminazione razziale.
Le disuguaglianze sociali ed economiche non solo intorpidiscono lo sviluppo del Perù, ma minacciano il posto al sole di chi in questa situazione ci ha sempre sguazzato.
Le disuguaglianze sociali ed economiche non solo intorpidiscono lo sviluppo del Perù, ma minacciano il posto al sole di chi in questa situazione ci ha sempre sguazzato.
Da qui una reazione a 360 gradi.
Da una parte, la decisione, adottata un mese fa, di inaugurare due metodi per combattere la povertà endemica: trasferire ai governi regionali e locali 16 milioni di soles (circa 4 mila milioni di euro) da investire in infrastrutture e in aiuti sociali, e inaugurare il Programma Crecer (Crescere), che unito a quello minerario di solidarietà con il popolo lanciato a dicembre, interverrà su 3milioni di persone, di cui un terzo bambini.
Dall'altra, l'inasprimento delle pene per i razzisti e così la chiusura del Café del Mar.
Per molti difensori dei diritti umani, la chiusura del ristorante è un passo simbolico importante nella battaglia al razzismo e alla discriminazione economica.
Per molti difensori dei diritti umani, la chiusura del ristorante è un passo simbolico importante nella battaglia al razzismo e alla discriminazione economica.
Wilfredo Ardito, strenuo sostenitore delle lotte sociali del suo paese, ha dichiarato alla Bbc: “Si tratta di una sanzione simbolica.
E' la prima volta che si chiude un locale per la sua selezione razziale della clientela, e lo consideriamo un vero passo avanti”.
Nessun commento:
Posta un commento