lunedì 23 luglio 2007

Padre Alex Zanotelli

Alessandro Zanotelli , noto come padre Alex Zanotelli (Livo, 26 agosto 1938) è un religioso italiano, facente parte dell'ordine missionario dei Comboniani di Verona.
È l'ispiratore ed il fondatore di più movimenti italiani che hanno l'obiettivo di creare le condizioni della pace e di una società solidale in cui gli ultimi abbiano cittadinanza.
Dopo aver finito le medie ed iniziato le superiori si trasferì negli Stati Uniti d'America a Cincinnati al fine di compiere gli studi di Teologia, terminati i quali venne ordinato sacerdote, nel 1964.
Furono gli anni di John F. Kennedy e Martin Luther King che influenzarono notevolmente il giovane Alex.
Dalla biografia scritta da Mario Lancisi si ricava una sintesi di quel periodo racchiusa in un pensiero: «La mamma lo ha sempre desiderato. Io non volevo né studiare, né diventare sacerdote. Quando ho preso la mia decisione, lei si è sobbarcata l'onere di trovare qualcosa in più per farmi studiare. Sentivo che la vita poteva avere un significato molto più largo, che la vita era bella se la si donava».
Come missionario comboniano partì per il Sudan meridionale, martoriato dalla guerra civile, dove rimase otto anni.
Fu allontanato dal governo a causa della sua solidarietà con il popolo Nuba.
Il motivo dell'avversità governativa e di una parte della curia romana (ostilità quest'ultima che si farà sentire anche in seguito) è stata la scelta, sempre nel rispetto ed in accordo con i vescovi, di officiare celebrazioni che attingevano agli usi e ai costumi africani.
Ciò creava fastidi ai governanti sudanesi che vedevano una pericolosa commistione fra religione "straniera" e riti locali di un popolo osteggiato.
Le sue prediche erano veementi: denunciava le ingiustizie e metteva sotto accusa i responsabili corrotti del governo e dell'amministrazione, che intascavano i fondi, sia locali sia internazionali, destinati allo sviluppo.
Il suo obiettivo era applicare alcuni principi evangelici alla realtà storica in cui viveva.
La casa madre dei comboniani di Verona era il luogo tranquillo dove si trovavano in maggioranza preti anziani di ritorno dalle missioni e una casa editrice con due giornali di punta: Il Piccolo Missionario e Nigrizia, una rivista che era una sorta di bollettino delle attività dell'ordine nelle missioni, nata nel 1883.
Nel 1978 assume la direzione di Nigrizia e, togliendo spazio alla parte religiosa, contribuisce a trasformarla in un mensile di informazione, con un obiettivo che si può riassumere in una sua dichiarazione: «Essere al servizio dell'Africa, in particolare "voce dei senza voce", per una critica radicale al sistema politico-economico del nord del mondo che crea al Sud sempre nuova miseria e distrugge i valori africani più belli, autentici e profondi».
Per una decina di anni, Zanotelli prende posizioni sempre più precise rivolgendosi all'opinione pubblica italiana, affrontando, in maniera sistematica e con la collaborazione della rete dei missionari presenti sul territorio, i temi del commercio delle armi, della cooperazione allo sviluppo (affaristica e lottizzata), dell'apartheid sudafricano.
Essere al centro di una rivista di punta, associato al fatto di essere un leader naturale e carismatico, lo porta a ispirare e fondare con altri il movimento Beati i Costruttori di Pace, con cui ha condotto molte battaglie in nome della cultura della mondialità e per i diritti dei popoli.
Le sue denunce avevano preso di mira esponenti di primo piano della classe politica di allora, da Andreotti a Spadolini, da Craxi a Piccoli.
Denunce che, di fatto, anticiparono la stagione di Tangentopoli.
Le sue parole: «Tutto è cominciato nel gennaio 1985 con la pubblicazione dell'editoriale "Il volto italiano della fame africana", una pesante denuncia del sistema di aiuti ai paesi del Terzo Mondo. Scoppiò un finimondo - racconta padre Alex -. Tangentopoli poteva scoppiare allora, c'erano già tutti gli elementi. Dalla fame passammo poi alle armi, ai problemi legati all'ambiente, insomma mettemmo a nudo il sistema. Spadolini su L'Espresso attaccò pesantemente i cosiddetti preti rossi. Giunse persino ad accusarmi di incitamento alla delinquenza terroristica internazionale».
Il periodo 1985-87 fu contrassegnato da una serie di accuse nei suoi confronti, specialmente riguardanti il suo spiccato impegno politico che andava a discapito della missionarietà religiosa. Zanotelli lo definì «un periodo di grande sofferenza umana» in cui la sua crisi personale lo portò ai dubbi: «sono davvero sicuro di aver detto la verità? È possibile che 50 milioni di italiani non vedano gli scandali?»
Nel 1987 - su precise richieste delle autorità ecclesiastiche, dovute ad un suo allontanamento dai principi religiosi cattolici - Alex Zanotelli lasciò la direzione di Nigrizia.
In seguito diventò direttore responsabile della rivista Mosaico di pace sin dalle prime pubblicazioni (settembre 1990) per espresso volere di don Tonino Bello, allora presidente di Pax Christi e vescovo di Molfetta.
Fino al 2001 Zanotelli rimase a Korogocho (nella lingua locale significa confusione, caos), una delle baraccopoli che attorniano Nairobi, la capitale del Kenya.
Qui dette vita a piccole comunità cristiane, ma anche ad una cooperativa che si occupava del recupero di rifiuti e dava lavoro a numerosi abitanti; istituì Udada, una comunità di ex prostitute che aiuta le donne che vogliono uscire dal giro e, allo stesso tempo, si battè per le riforme sulla distribuzione della terra, uno dei temi-chiave della politica keniota.
Lo spaventoso degrado umano a Korogocho, dovuto a vari fattori quali AIDS, fame, prostituzione, droga, alcolismo, violenza, lo spinse a formulare la frase: "Forse Dio è malato", che divenne il titolo del libro sull'Africa di Walter Veltroni, che da ex segretario dei Ds, all'inizio del 2000, si recò in visita a Korogocho (unico leader politico che, fino ad allora, aveva visitato la città oltre a Jesse Jackson il reverendo nero democratico statunitense).
Dalla biografia del giornalista del Tirreno Mario Lancisi, si hanno le riflessioni di Zanotelli sull'esistenza di Dio, che vanno oltre la frase ripresa da Veltroni: alla domanda se abbia mai dubitato della sua esistenza, risponde: "Non una ma molte volte. Quando uno si trova in situazioni così assurde, davanti ad una sofferenza innocente, come è capitato a me a Korogocho, il primo dubbio che viene è proprio su Dio. Perché uno si chiede: ma se tu, Dio, ci sei, è impossibile che non intervenga di fronte ad una sofferenza così atroce. Ma oggi Dio è impotente, è malato. Potrà guarire solo quando guariremo noi. Solo noi oggi possiamo far qualcosa. Dio non può più. Ognuno di noi è importante perché vinca la vita...". Dio non è onnipotente? "Più ci rifletto e più mi convinco che forse Dio non è l'onnipotente che pensiamo noi. È il Dio della croce. Perché non ha ascoltato la preghiera di Gesù morente? È un mistero. Forse è un Dio debole, che si è autolimitato, che può salvarci solo attraverso di noi".
Questa e altre frasi simili sono alla base del distacco di Zanotelli dall'insegnamento cattolico e dalla dottrina sociale della Chiesa.
Durante l'anno che trascorre in Italia, a cavallo delgli anni '95-'96, Zanotelli lancia l'idea della Rete Lilliput.
Lo fa durante una serie di incontri con alcune associazioni di ispirazione cattolica, come ad esempio il gruppo Abele e la comunità romana di Capodarco.
Dopo il suo ritorno in Italia, padre Alex diventa punto di riferimento del movimento new global e della Rete Lilliput partecipando in prima persona alla organizzazione e gestione del Social Forum europeo di Firenze (6-10 novembre 2002), che sancisce la scelta della linea di quelli che si sono battuti, dal G8 di Genova in poi, per eliminare la tentazione, da parte di minoranze del movimento new global, di scegliere la via violenta.
All'European Social Forum di Firenze fu chiaro con le frange estreme ed espresse il concetto di civiltà della tenerezza.
Oggi Zanotelli si trova nel rione Sanità di Napoli, uno dei simboli del degrado sociale del nostro Paese.
Vive nella comunità Crescere Insieme, dove trovano rifugio i tossicodipendenti più emarginati del quartiere Sanità.
In un contesto diverso, come a Korogocho, ha un solo obiettivo di fondo: "Aiutare la gente a rialzarsi, a riacquistare fiducia".

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