Il nostro portiere titolare, l’argentino Francisco Mazza, si è infatti schiacciato una mano sotto una pressa mentre si trovava al lavoro, giusto un paio di giorni prima dell’inizio del torneo. Il suo posto è stato preso dal brasiliano Wilson Ferreira, convocato in fretta e furia d Bogdan Kwappik, tecnico e anima della selezione azzurra. La defezione è pesante ma non preclude i sogni di gloria dell’Italia.
Dopo aver vinto nel 2004 a Goteborg, in Svezia, e nel 2005 a Edimburgo, in Scozia, i nostri nutrono l’ambizione di tornare protagonisti dopo l’interregno della Russia, lo scorso anno in Sud Africa campione del mondo per la prima volta nella sua storia. Le 48 nazioni impegnate nell’edizione danese, che si chiuderà sabato 4 agosto con la finalissima, sono rappresentate da selezioni costituite senza limiti di età o sesso. I requisiti per partecipare sono l’aver patito nell’ultimo periodo la condizione di esiliati politici, l’aver vissuto senza fissa dimora o essersi trovati ad attraversare un periodo di riabilitazione.
L’Italia è così composta, tra gli altri, da Ernesto Vasquez salvadoregno padre di due bambini che vivono con lui in Italia. Quando Ernesto è arrivato nel nostro paese si è trovato senza un posto dove andare a dormire e senza un soldo, anche perché i pochi che si trovava tra le mani erano spesi per acquistare alcol a poco prezzo. La famiglia era rimasta in centro America e la disperazione era tanta. Abbandonata la bottiglia, trovati lavori pur saltuari, Ernesto riesce a risparmiare e permettere alla sua famiglia di raggiungerlo nel nostro paese. Oggi un lavoro fisso e una casa adeguata restano sogni, ma ogni mattina, al risveglio, Ernesto trova vicino a sé i figli. Poi c’è il brasiliano Anderson, che vive a Milano con il suo bagagio di fatalismo e tanti amci pronti a dargli una mano, ad ospitarlo dal momento che lui una casa l’ha mai avuta. Tra tanti sudamericani spunta la sagoma di un italiano, Emanuele Suppa, emigrato dalla Calabria a Milano con la famiglia. Disoccupato e lusingato dall’alcol, non se la passa meglio dei suoi compagni di nazionale. In Danimarca sarebbe dovuta andare anche Veronica Riscato, successivamente rimpiazzata da Sonia Urgiles, ecuadoregna che fantastica una casa propria da condividere con il suo ragazzo e magari un paio di figli; per adesso si accontenta di un posto letto in un’abitazione che contiene troppe persone. Veronica è stata esclusa per scelta tecnica. Il senso della manifestazione nella sua reazione alla scelta compiuta da Kwappik. Tante altre si sarebbero offese, lei, assieme a sua madre e sua nonna, ha cucito lo stemma dell’Italia su ogni maglia destinata a chi è partito per la Danimarca. Le ha consegnate ai suoi compagni col sorriso nonostante un pizzico di tristezza, dissimulata, per la mancata partenza. Alcuni tra i protagonisti di una nazionale titolata e precaria.
La Homeless world cup è per chi vi partecipa un’occasione per mettersi in luce, per riscattare condizioni di vita sfavorevoli, per scardinare i pregiudizi di parte dell’opinione pubblica italiana. Un gruppo di ragazzi e una ragazza con esistenze problematiche che sognano di regalare all’Italia il trofeo di campioni del mondo dei senza tetto. In due occasioni è già successo, dovesse ricapitare sarebbe il coronamento di un successo a prescindere. Nel primo girone di qualificazione l’Italia se la vede con Afghanistan, Svezia e Inghilterra. «Gli afghani possono scendere in campo con i giocatori della propria nazionale maggiore», dice Kwappik un po’ preoccupato. Sembra una battuta mal riuscita, invece ne avrebbero i requisiti e non è escluso che succeda davvero.
1 commento:
Battuta x battuta: sì va beh... l'afghanistan schiererà pure la squadra maggiore, ma noi siamo imbottiti di stranieri magari con falsi passaporti!!! (il calcio non imparerà mai!)
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